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L’aspetto caratteristico del post-punk ancora suonato e apprezzato da molti italiani sta certo nello slancio estetico tendente all’indefinito ideale sonoro esistenzialista, applicato alla referenzialità e alla rielaborazione emotiva di canoni storici ormai desueti. Invecchiati già nel 1988 (Gang of Four, Joy Division, The Teardrop Explodes e compagnia bella). I pugliesi The Whip Hand il loro post-punk lo declinano intorno a casi indiretti abbastanza ritmici e coinvolgenti, andando un po’ più veloci della media e lasciandosi trascinare quando è il momento di farlo. Se la cavano egregiamente con gli arrangiamenti e, cosa fondamentale, sembrano affiatati e precisi.
Onesti e credibili, senza bisogno di una violenta normalizzazione operata in post-produzione o di un mare di tastiere ad aggiungere pathos e modulazioni sinistre. Le parti di batteria semplici e consone creano il giusto groove, subito appesantito e accentato dal basso grasso e untuoso. Mezzo strato più in là, la chitarra costruisce dissonanze, genera scosse di elettricità, si apre ad atmosfere shoegaze o fa il lavoro di notine lunghe e acute che bisogna applicare per forza di cosa a questo genere di genere. L’unico vero problema riscontrabile concerne la voce (cioè quella del batterista) che, pur entrando in causa il minimo indispensabile, non riesce a trasformare i limiti di intonazione ed estensione in virtù. Succede quindi che il cantato offenda con una monotonia poco carismatica o drammatica il bel lavoro svolto con gli strumenti. Ciò nonostante “Wavefold” merita un ascolto, un po’ di attenzione… I dieci brani contenuti nel disco dei The Whip Hand riescono a trasmettere impeto e bellezza, sia quando i suoni lievitano e si irrobustiscono tra sferzate elettriche e reiterazioni, sia quando la musica si rilassa e o si cristallizza nel freddo ideale new-wave. Essì suonano proprio inglesi e post-punk ‘sti tranesi. Peccato che in Puglia scarseggino i John Peel…
Brani come “Today” e “Falling” da soli valgono un giro sul soundcloud della band. Ma tra tutte le tracce più o meno valide vi propongo e segnalo “Like Water”, dove la commistione tra potenza e rarefazione raggiunge la sua cifra migliore. Andatevela a cercare, ma non saltellate come i cretini di fronte allo schermo del computer o del tablet che mi fa impressione solo immaginarvi.
71/100
(Giuseppe Franza)
14 giugno 2014