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La terribile débâcle del Brasile di martedì sera mi ha fatto balenare un parallelo. Riguarda una situazione similare, cioé la “nazione organizzatrice di un Mondiale di Calcio che se ne esce alle semifinali”. Succede spesso, ma per me questa categoria ontologica è rappresentata da quello che successe il 3 luglio 1990. Basta dire Italia – Argentina, no? Oppure “la gatta di Zenga” (che poi fu l’unico gol che il portiere dell’Inter prese in quel mondiale, ma vabbé).
Ecco, credo che i brasiliani si siano sentiti così, ed è davvero un brutto essere. La questione “umiliazione” brasiliana non rende la loro situazione peggiore della nostra di allora, anzi per i verdeoro può essere una scusa inconscia (“Beh, erano davvero più forti”). Noi eravamo lì, ad un passo dalla vetta, ad un nonnulla. Ed era tutto meritato (a volte scopri così che, nella vita, il merito non conta).
La mattina dopo quella semifinale sciagurata presi il tubolare per andare al lavoro estivo che mi ero trovato, incassavo cocomere ai magazzini generali, e per di più – a metà tragitto – il motorino mi lasciò in asso. La catena, o roba del genere. Imprecai, credo gli diedi anche qualche calcio, come nei film. Mi avviai a piedi, parecchi chilometri, e arrivai a metà mattina, con il mio sguardo incazzato che tanto nessun collega notò perché erano tutti incazzati.
Per fortuna, in quei lunghi km, c’erano i Faith No More sparati a volumi da ampli Marshall nel mio walkmen.
“The Real Thing” dovrebbe essere fatto ascoltare nei seminari su “Come sconfiggere la rabbia”. E anche “Live at the Brixton Academy”, il live relativo che uscì di lì a poco, ad agosto 1990, può aiutare.
Peccato che non fosse Mike Patton a dover tirare i rigori.
(Paolo Bardelli)
#tbt #volume8
giovedì 10 luglio 2014