Share This Article
2014: l’anno in cui l’Ypsigrock diventa maggiorenne. Dopo diciotto edizioni vissute in crescendo, il festival di Castelbuono ha ormai trovato una propria identità che risiede, si può dire senza esagerare, nella simbiosi che si è creata con lo stesso paese che lo ospita. Castelbuono appare immerso quasi nel nulla ed anche l’Ypsig nei tre giorni di svolgimento si adatta ai ritmi rilassati da piccolo centro siciliano non lontano dal mare. Diciotto concerti distribuiti in tre giorni sembrerebbero poca roba numericamente parlando, ma siamo di fronte a un cartellone di assoluta qualità.
I palchi sono due: quello pomeridiano, il Chiostro di San Francesco, ospita non più di un paio di live a giornata e costituisce per uno dei punti di forza della manifestazione, una location in cui tutto sembra sospeso nel tempo. Quest’atmosfera magica la si è potuta notare anche quest’anno con due esibizioni agli antipodi come quella dei siciliani Uzeda e dei Sun Kil Moon. Anche la piazza principale all’interno del castello è stata sempre un’ottima cornice per i live serali, quasi sempre convincenti.
La giornata di venerdì parte in maniera fragorosa con il live degli Uzeda. Per la band catanese gli anni sembrano non passare mai: il suono è potente e corrosivo come all’inizio della loro carriera. Le dissonanze sonore prendono il sopravvento sballottando il pubblico, che risponde con entusiasmo. Il programma serale si apre invece con le follie dei giapponesi Bo Ningen e un live act trascinante e rumoroso. Si continua sulla stessa linea con gli Archie Bronson Outfit, che presentano il loro ultimissimo disco, “Wild Crush”, attraverso un set compatto e concreto. Con i Fanfarlo si apre quasi un’altra sezione, più pop, ma ugualmente coinvolgente. La band inglese ha sviluppato ormai una sua precisa cifra stilistica che emerge ancora di più nella dimensione live. Discorso a parte merita l’esibizione Anna Calvi, che sul palco mette in mostra il suo talento. Alla lunga però il concerto pecca un po’ troppo di ripetitività.
Sabato sera sul main stage si apre con gli M+A che mettono in piedi una vera e propria festa di colori e di suoni. La band di Forlì è forte della recente partecipazione all’ultima edizione di Glastonbury e pare aver ormai acquisito una completa padronanza del palco. L’aggiunta delle percussioni ha arricchito le soluzioni e la scaletta scorre fluida attraverso i brani di “These days” e alcuni inediti come “Bouncy”. Il concerto di Forest Swords, si muove su direzioni diametralmente opposte, con ritmi lenti e spesso quasi claustrofobici: un live d’ascolto con venature a tinte dark e new wave. Di notevole intensità emotiva è l’esibizione di Sohn, la cui voce inizia a cullare con il suo calore il pubblico senza mai concedersi un attimo di pausa. Di effetto quasi contrario, ma non per questo meno riuscito, è il concerto degli headliner di giornata, Moderat. Il progetto di Apparat e Modeselektor ha nel suo dna la tradizione di musica elettronica tedesca, incentrando la scaletta soprattutto sul secondo disco, uscito l’anno scorso. Valore aggiunto sono i visual che vengono proiettati nei pannelli situati alle spalle dei tre musicisti.
L’ultimo giorno viene impreziosito dal live dei Sun Kil Moon al Chiostro di San Francesco: Mark Kozelek catalizza l’attenzione e i tre musicisti dietro ricamano suadenti melodie folkeggianti. Viene fuori l’animo del song writing di Kozelek che riesce a far stare in silenzio una platea intera, ipnotizzandola con ogni secondo di concerto. L’artista americano è in mood positivo e trova anche il tempo di rimproverare i fonici e i suoi musicisti, a tratti scherzosamente altre volte meno. Un’ora di intense emozioni in cui si fatica a non sentirsi sospesi.
Kurt Vile con i suoi Violators si occupa di infiammare il main stage in Piazza Castello, una pratica sbrigata in maniera semplice e diretta. I brani di “Wakin on a pretty daze” risaltano ancora di più nella loro versione dal vivo e riempiono una scaletta in cui brilla “KV Crimes”. Assistere a un concerto dei Wild Beasts è sempre un’esperienza unica: durante ogni propria esibizione la band inglese coniuga tecnica ed emotività in un equilibrio praticamente perfetto. I brani di “Present Tense” sul palco riescono a dare spazio anche alle parti strumentali, per quanto il punto centrale dello spettacolo sia sempre costituito dalle parti vocali. I Belle & Sebastian, ultimi headliner di questa edizione, hanno puntato sul coinvolgimento del pubblico durante la loro esibizione. Con una buona alternanza tra vecchi brani, applauditissimi, e singoli più recenti, la band scozzese ha facilmente conquistato la platea dell’Ypsig, con Stuart Murdoch protagonista principale.
Il finale mette in sequenza tre singoloni con stage invasion da parte del pubblico e durante “Legal man” viene difficile trovare una persona completamente immobile. Con “Get me away from here, i’m dying” si chiude ufficialmente l’edizione numero diciotto dell’Ypsigrock: un festival maturo, in cui per 3 giorni Castelbuono, gli artisti e il pubblico diventano un’unica entità.
(Francesco Melis)
26 agosto 2014
foto di Francesco Melis