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Non ascolto mai la radio, se non quando guido a notte fonda: è il solo momento in tutta la giornata che si riesce ad ascoltare buona roba. Tipo quella volta che era l’alba e su Radio3 mandavano musica giamaicana degli anni ’50.
L’altro giorno non so bene che orario improponibile fosse, non che importasse molto. Cercavo qualcosa che potesse tenermi sveglio e tra tutte le infinite possibilità musicali che potevo incrociare, ho incrociato “The Gun”. Sentire Lou Reed cantarmi piano però a volume altissimo in quel momento preciso lì in mezzo al nulla scurissimo mi è sembrata una specie di non-coincidenza meravigliosa. Per la prima volta ho contato il tempo che è passato quando lui non c’è più, ed è un anno esatto.
Mi sono chiesto com’è che va il mondo senza Lou Reed.
Che fine hanno fatto i suoi cidì che se li ascolto mi viene lo stomaco stretto, cosa ascolto ora per farmi stare bene, che canzone ho voglia di ascoltare durante la colazione la domenica mattina: cose così. Mi sono risposto da solo che il mondo è andato avanti anche senza di lui, un pensiero ovvio che non sembrava ovvio del tutto un anno fa, come non sembrava così ovvio che lui potesse morire proprio come tutte le altre persone intorno. Eppure le cose sono cambiate lo stesso, le più importanti me le tengo ancora strette tra le mani, ho cambiato mestiere, ho buone novità davanti agli occhi, possibilità da inseguire, insperatamente mi è cresciuta pure più barba di prima.
Insomma, sono diventato un po’ più grande anche senza di lui. Realizzarlo è stato una specie di sollievo, credo sia per questo che alla fine della canzone mi è scappato un sorriso.
Enrico Stradi
27 ottobre 2014