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Erlend Øye, udite udite, ritorna con un lavoretto carino e facile facile dei suoi.
Negli ultimi anni, Kings of Convenience a parte, l’eterno giovane nato a Bergen, oggi quasi quarantenne, si è mosso molto e su fronti diversi. Tra questi figura quello del progetto appena concluso “The Whitest Boy Alive” con base a Berlino. La sua attenzione si è concentrata anche sui suoni orientati al dance floor, portandolo nel 2004 a compilare per la K7 un capitolo della serie Dj-Kicks.
Poco prima era uscito “Unrest” (Astralwerks, 2003), album in cui compariva, tra le altre, “Prego Amore”, traccia frutto della collaborazione con i romani Jolly Music. E’ del 2013, invece, “La Prima Estate”, brano cantato in italiano, che conduce dritto a questo ultimo album…
Scorre liscio fin dalle prime battute, “Legao”, ed è perfetto per tutte le occasioni. Sullo sfondo il reggae, dote del lavoro di registrazione ed arrangiamento svolto con la band islandese Hjálmar. Un disco centrato, che vede il nostro Orlando muoversi su alcuni dei terreni che è in grado di padroneggiare perfettamente. Il risultato è la somma di un bel mucchietto di canzoni che si fanno influenzare al punto giusto da un po’ tutto quello che conosciamo e cerchiamo di incasellare in generi e definizioni, ma che fondamentalmente sono caratterizzate proprio dalla presenza d Erlend Øye.
Tra le tracce spiccano subito “Rainman” e “Bad Guy Now”, quest’ultima soprattutto, capace di entrare in testa a chiunque dopo i primi 8 secondi.
Pennellate di esotismo (“Garota”, “Peng Pong”, “Whistler”), melodie, ricami, fraseggi e, in tutto e su tutto, l’indimenticabile voce di Orlando.
Breve, leggero e fatto bene. A contarli sono meno di 39 minuti di intensa serenità, che, di questi tempi, non sono pochi.
75/100
Tommaso Artioli