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“We’ll Meet Again, Don’t Know Where, Don’t Know When,
But I Know We’ll Meet Again One Sunny Day”
(Vera Lynn)
“But Tell Me Baby How Does It Feel?
I Know You Like The Roll Of The Limousine Wheel
And They All Get Them Out For The Boys In The Band
They Scream And They Shout Only For The Boys In The Band”
(Carl Barat/ Pete Doherty)
Per chi ha presenziato alla serata della Berlin Arena: chitarre che si intrecciano spigolose; rullate di batteria anche un po’ a caso; sano edonismo e strafottenza; birre che volano in mezzo al singalong generale. Per i detrattori: l’ennesima operazione a tavolino per rimpinguare il conto in banca; prima i Verve, poi gli Stone Roses e adesso ci si mettono anche loro; infine, il revival del garage-rock revival. Io non ci sto. La critica non dovrebbe esistere davanti ad una band del genere: la musica è musica, a grossi livelli ci sta che girino parecchi soldi. Resta più pura e nobile ad esempio del calcio d’oggi, pieno di contraddizioni e accordi sotto banco. Piuttosto paragono musica di questo genere alla buona cucina, cioè più è semplice, più possibilità ha di restare nel cuore della gente. Una piada crudo squacquerone e rucola magari? Birra Berliner e Doner Kebab in strada, qui insegnano.
Alle 20.30, aprono le danze rock’n’roll i Circa Waves, quartetto di buone speranze di Liverpool, con un EP (Young Chasers) uscito nel giugno scorso. Senza timori e provvisti di canzoni orecchiabili quali “Stuck In My Teeth”, mi sono sembrati un ideale punto d’incontro tra semplicità compositiva di Jake Bugg e liriche alla Miles Kane, pronti all’etichetta di next big thing inglese – e glielo auguriamo di tutto cuore. Altre date hanno visto esibirsi i Peace, mi aspettavo loro in verità, eppure questi ragazzi hanno già avuto la nomina a “Hottest Record In The World” di Zane Lowe ed il battesimo ai maggiori festival estivi, da Glastonbury al Latitude. La sintesi è chitarre jangle, sunshine pop e un piglio ballabile: un ottimo abbrivio ad una grande serata.
Mi mancavano, i Libertines. Vederli per quasi due ore fare un po’ di tutto sul palco, tipo cazzeggiare come in sala prove e suonare l’armonica l’uno nelle canzoni dell’altro (Barat e Doherty), il tutto senza soluzione di continuità. Vedere pure ragazzi tedeschi irreprensibili nella vita di tutti i giorni, sudati fradici a urlare a squarciagola i chorus prodotti dalla band come se non ci fosse un domani. “Vertigo” e “Time For Heroes” sono i primi terremoti, “Music When The Lights Go Out” la prima canzone da accendini (anche se qui non sembrano averne dietro molti). “Begging You” regala un momento di jam nel finale con il batterista “rombo di tuono” Gary Powell sugli scudi. Il be-bop di “What Katie Did” e l’irriverenza di Doherty nel dire che non c’è abbastanza casino ed era meglio a “Dublin” – forse solo per un gioco di parole – incitando a tirare quattro paia di scarpe in cambio di un invasione di palco. E oplà, ecco comparire un reggiseno. Ergo, giustamente ci stanno tantissime ragazze; spostandoci tra la calca, notiamo le più strane provenienze; ridiamo infine alle voci stonate che si librano in aria mai a comando, ciò che ho sempre amato (e cercato) in un concerto. Non che siano i soli a garantirlo, i quattro bad-boys londinesi, ma di questi tempi sa quasi di miracoloso.
Ci si diverte insomma, e molto. Qualcosa nei Libertines è sicuramente costruito e il passare degli anni si fa inevitabilmente sentire; quaranta e rotti euro non sono pochi soldi per una band da due album e che non passa neanche in Italia; niente di nuovo in Terra D’Albione…
Questo dicevamo ad inizio pagina. Dunque, perchè?
Perchè quando in scaletta attacchi “Boys In The Band” e “Can’t Stand Me Now” generando un pogo feroce, quando al primo giro di chitarra acustica di “Albion” (la “Don’t Look Back In Anger” degli anni zero) settemila persone ti si ergono davanti a cantare in una sola voce, quando in cinque minuti finiscono le magliette di “What Became Of The Likely Lads” al merchandising, si deve solo ringraziare di esserci stati, alla “reunion” dei Libertines. E chissà che non facciano davvero un nuovo album, se forma e motivazioni sono ancora le stesse di dieci anni fa.
Ci chiedevamo se fosse ancora tempo di eroi. Per me, è sì.
La formidabile scaletta dei Libertines all’Arena Treptow:
We’ll Meet Again (Intro)
The Delaney
Campaign Of Hate
Vertigo
Time For Heroes
Horrorshow
Begging
The Ha Ha Wall
Music When The Lights Go Out
What Katie Did
The Ballad Of Grimaldi (Carl Barat Acustico)
The Boy Looked At Johnny
Boys In The Band
Can’t Stand Me Now
Last Post On The Bugle
The Warning (cover dei The Bandits)
Albion (Pete Doherty Acustico)
The Saga
Death On The Stairs
Don’t Look Back Into The Sun
Tell The King
The Good Old Days
What Became Of The Likely Lads
Up The Bracket
I Get Along
(Matteo Maioli)
15 ottobre 2014