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“Annabel dream reader” è un lungo e ridondante viaggio attraverso sensazioni acerbe e distorsioni oniriche. E questo psicodramma è messo in scena dai Whytches con cinica teatralità, sino ad apparire stucchevole e troppo forzato nelle intenzioni e nei contenuti.
Palesi i riferimenti a “Bleach” dei Nirvana, da cui il trio di Brighton si ispira per la spinta primordiale e per alcuni riff inequivocabili. In sostanza, la grammatica musicale si regge sul claudicante matrimonio tra le taglienti lame grezze del grunge e le macabre figure stilistiche delle atmosfere psycho.
Le timbriche vocali sono volutamente ansiogene ma spesso mancano di spontaneità, strozzate da un effettistica troppo marcata. Inoltre, a causa della perpetua ricerca di una crescente intensità drammatica, l’interpretazione finisce col deragliare in più passaggi.
Migliori sono i brani dal linguaggio univoco, mentre faticano a decollare quelli che dal freddo cinismo di umidi scantinati sterzano verso la calda passione dei film pulp e viceversa. Spiccano il pezzo d’apertura “Digsaw”, forse il più coerente e meglio strutturato dell’intero disco. “Wire Frame Mattress” e “Beehive Queen” sono altri due brani ben calibrati e piuttosto accattivanti, mentre le lente ballads possono risultare indigeste, annacquate da una miscela di mieloso romanticismo investito a tratti da tinte grottesche. Piacevole eccezione è rappresentata dalla traccia di chiusura, grazie alla genuinità di un classico accompagnamento blues e da una voce sincera depurata da filtri morbosi.
Nel complesso, Annabel dream reader è un album evocativo e ricco di citazioni altisonanti con le quali però non sempre la band riesce a macinare un’unità stilistica compatta ed effervescente.
64/100
(Michele Scaccaglia)
24 ottobre 2014