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“The Best Day” mostra un Thurston Moore in bilico tra gioventù sonica ed età adulta. Episodi chitarristici in perfetto stile Sonic Youth riaffiorano nelle tracce di apertura, con alla batteria Steve Shelley (“Speak to the wild”, “Forevermore”). Sono i brani più lunghi del disco, rispettivamente otto ed undici minuti, che non avrebbero mai potuto trovare spazio nel precedente, prettamente acustico, “Demolished thoughts”.
Ed in generale anche gli altri sei pezzi presenti in tracklist difficilmente ci sarebbero potuti stare nel disco prodotto da Beck: sono definitivamente spariti l’arpa e il violino della produzione precedente, la trama musicale di “The Best Day” è spesso ruvida e labirintica, si basa su chitarra e basso (di Deb Googe, My Bloody valentine; e di Thurston Moore). Ritorna a farsi viva l’anima elettrica, dissonante, che non si chiude però in vortici in senza uscita (fatta eccezione per “Detonation, nomen omen), anzi, spesso si creano nuovi cerchi sonori, intrecciati uno con l’altro.
All’inizio sembra che manchi qualcosa, ed effettivamente qualcosa non c’è: sono le parole, diluite a macchie come schizzi di colore. Al centro, in primo piano, c’è la musica e una fantasia (follia?) chitarristica, non autoreferenziale, fatta di divagazioni ed eterni sviluppi, che al primo ascolto disorientano e poi (in qualche modo) ipnotizzano. Il tocco di chitarra è a volte leggiadro e delicato (“Tape”) ed altre frenetico (title track) o in altri casi vi è una alternanza di chiaroscuri che vanno ad arricchire il tappeto sonoro. Moore racconta per immagini, frammentarie e rotte in mille pezzi, il filo rosso, che unisce tutto, è da cercare e non è (certamente) facile da trovare: ci vogliono più ascolti e tanta predisposizione verso l’ignoto.
La miglior descrizione (possibile) per “The Best Day” è quella di colonna sonora senza film: storie da inventare nella testa dell’ascoltatore. I fotogrammi ci sono, manca la narrazione.
70/100
(Monica Mazzoli)