Share This Article
Da sempre l’immaginario dei Ronin è quello cinematografico, in tanti sensi.
Al loro quinto album , escludendo le colonne sonore e gli ep, l’attitudine non cambia, semmai si eleva e diventa ulteriormente immaginifica e suggestiva; sin dal titolo, nella struttura generale del disco e finanche nell’evolversi dei pezzi: “Adagio Furioso”.
Ogni brano narra una storia che è però un capitolo di una doppia parabola.
Il disco è diviso in due parti dall’unica canzone cantata (“Far Out”, la voce è quella di Francesca Amati, dei Comaneci) e crea una dualità di movimenti nella storia musicale del lavoro, che si richiamano l’un laltro, costantemente, e tutto scivola via che neanche te ne accorgi.
L’apertura affidata a “La cinese” è il lungo prologo che comincia subito a dipanare le prospettive dinamiche di Adagio Furioso.
Ha materializzato un vecchio quadro nella mia mente, un nudo di Picasso, tra i tanti uno in particolare, la sua protagonista ha un che di cinese, e quindi l’associazione sembra semplice. E invece no, perchè ogni azione scolpita nel quadro, ogni idea di movimento, dal sedersi all’asciugarsi in maniera lievemente osè, che sembra suggerirci la donna dai toni soffusi ma non cupi, sono splendidamente animati dal brano. Qualcosa di fortemente catartico.
Il gioco mentale è sembrato proseguire anche con “Ravenna” e subito ho pensato a Boccioni, che non è di Ravenna, è vero, ma da quelle parti lì siamo. Avete presente l’immagine di una delle facce dei 20 centesimi italiani? Quella lì, quella statua lì. Una mutua lotta contro il vento, come certe suggestioni di “Ravenna”, appunto. Per Gilgamesh, Marinetti e la bicicletta… …e mi fermo qui. Giusto per non rovinare troppo il gusto del gioco ad un nuovo ascoltatore, che a sua volta può ritrovare decine di altre immagini mentali, in movimento.
Arrivando alla fine del disco troviamo “Ex”. E se siete come la sottoscritta, che ama leggere le ultime pagine dei romanzi, prima di cominciarli, potete iniziare da questo brano qui, quasi un compendio di Adagio Furioso.
Ergo, cinematografico forse è pure poco, per dare un’idea del suono, della musica dei Ronin.
76/100
Elisabetta De Ruvo