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Una notte all’insegna del miglior rock’n’roll e dell’indie casareccio quella del Vidia targato Retropop, forte di un ottimo riscontro di pubblico e di un’esibizione da urlo da parte di uno dei gruppi più dotati (e celebrati) della nuova scena rock italiana, i romani Bud Spencer Blues Explosion, in tour promozionale dell’ultimo e ottimo album uscito a metà 2014, “BSB3”.
Si parte con il duo cesenate dei Post Kitsch, formato dai fratelli Suzzi. Diego e il giovanissimo Isaak si alternano indifferentemente alla chitarra e alla batteria, rivelando un sound dai connotati talvolta acidi e più spesso pseudo-punk; l’utilizzo di vecchi strumenti anni ’50 e ’60 fa capire un approccio deciso verso le radici della musica, dal Delta Blues ai primi rockabilly. I ragazzi ci danno dentro, ed il pur breve set riesce a sorprendere grazie ai continui cambi di direzione e ai vorticosi riff che rendono alta la tensione sotto il palco.
Seguono i riminesi Clamidia, una band che nonostante due soli lavori sulla lunga distanza prodotti dall’anno di formazione (il 2004), si è ritagliata uno spazio importante nel panorama live indipendente, aprendo i concerti di Massimo Volume, Linea 77, Cesare Basile e Giorgio Canali, tutti artisti dai quali Morris Celli e soci hanno preso ispirazione nel creare una musica obliqua e tesa sul filo del rasoio, zeppa di testi anticonvenzionali e fatalisti. Se è vero che nelle prime produzioni l’ombra degli Afterhours li seguiva molto da vicino (e la bella “Presagi” ne è esempio lampante), ora dopo alcuni cambi di formazione i Clamidia hanno acquisito sostanza e personalità. “Volgeremo gli sguardi” fa presa immediata sul pubblico, mentre “Fondazione Nuovo Sentiero”, brano guida del disco “Al Mattino torni sempre indietro”, si scopre manifesto della loro poetica.
In sintesi, spiccano la grande personalità interpretativa di Celli ed un wall of sound notevole, creato dai dialoghi chitarristici tra Antonio Morritti e Paolo Macina.
Intorno alla mezzanotte si lanciano i fuochi d’artificio: gentilmente offerti da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, in arte Bud Spencer Blues Explosion. ll gruppo appartiene alla scuderia 42 Records, sempre più un punto di riferimento nell’attuale panorama indipendente italiano, visto il successo recente di prodotti più pop, TheGiornalisti e Wow. Ma tornando al sacro fuoco del rock, i Bud Spencer Blues Explosion hanno offerto un’ora e un quarto circa di grandissimo spessore, malgrado un Viterbini febbricitante e dunque non al massimo della forma. In realtà avevo già fatto esperienza delle sue innate doti alla sei corde nel primo giovedì della rassegna Across The Movies, convocato a fare l’Hendrix della situazione; ne è scaturita una miscela esplosiva e da restare a bocca aperta, con lo stravolgimento di “Voodoo Child” e qualche frammento di propria composizione dalla spiccata vena psichedelica (“No Soul”).
Quello che piace dei due musicisti romani è la versatilità, prodotto di una buona vena compositiva e della reinvenzione del lavoro dei guitar hero del nuovo millennio come Jack White e Joshua Homme, per andare indietro a Tom Morello e il Matthew Bellamy degli esordi. Si succedono versioni incendiarie di “Duel” e “Croce” all’hard-blues di “Inferno Personale”; poi è la volta degli echi doorsiani di “Hey Man” e della zeppeliniana “Mama”, dilatata allo spasmo. Senza dimenticare classici del repertorio quali “Rottami” e “Mi sento come se”, accolti da un’ovazione generale. Tutto è suonato senza risparmio: un brano dal refrain contagioso come “Miracoli” chiude in bellezza (e in un visibile stato di fatica per Viterbini) la serie dei bis.
La Bud Spencer Blues Explosion Band prosegue dritta e veloce per la sua strada, e noi vorremmo sempre trovarci all’incrocio giusto per salutarla come si deve.
(Matteo Maioli)
26 febbraio 2015