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(pic @clancyness, Instagram)
Maple Death Records esordisce col botto. Ospitato nel teatrino Ateliersì alla fine di uno dei più bei portici bolognesi, il release party dell’etichetta fondata da Jonathan Clancy (già His Clancyness, A Classic Education) assomiglia alla scena finale di Big Fish di Tim Burton: la Bologna “indipendente” è tutta presente.
La serata comincia con i Pueblo People, un trio esplosivo psichedelicheggiante in inglese che con gli His Electro Blue Voice (tra i protagonisti delle prime uscite Maple Death) ha in comune Nicola, qui come voce e chitarra e là come basso. L’attenzione poi passa alla postazione dedicata a Stromboli, al secolo Nico Pasquini, che presenta la prima tiratura di 100 copie della sua musicassetta. Stromboli rovescia l’ambient e lo riscrive cupo, mobile e molto più espanso.
Rimanendo in tema di oscurità, la doppietta Havah e His Electro Blue Voice è micidiale. Uno di seguito all’altro, le due band sono di quanto più funzionale ora in Italia. Gli Havah, progetto di Michele Camorani (La Quiete, Raein e altri) ha ormai trovato il suo sound definitivo malinconico, fatalista, distaccato e introspettivo. HEBV che hanno pubblicato per la mitica Sub Pop, presentano un set esasperato di noise e industrial molto dark. Un climax naturale che rappresenta l’animo della serata e dei primi passi della neo etichetta. Non mancano ringraziamenti, baci, abbracci (son tutti amici e si vede che si vogliono bene). I Movie Star Junkies in veste di dj sono perfetti per chiudere la festa.
Tra il via vai perdo di vista l’”uomo della serata” ma riesco a recuperarlo il giorno dopo grazie alla tecnologia.
Perché hai scelto l’Ateliersi per il release dell’etichetta?
Jonathan Clancy: Perchè volevo un posto che non fosse prettamente un locale, un club dove di solito si fanno i concerti. Tanni anni fa avevo tramite la radio per cui lavoravo organizzato un concerto dei Buzz Aldrin e mi ero innamorato dell’atmosfera del posto. In più è uno spazio dove riesci a dare una forte personalizzazione, volevamo fare una cosa densa e penso abbia funzionato.
Quanto fino ad ora l’etichetta ha influito sulle scelte artistiche degli artisti? (vedi la scelta dello split o della musicasetta)
J.C: Non ha influito sulla scelta perchè i gruppi mi consegnano i lavori già finiti, non mi interessa dire niente sul contenuto artistico. Ci penso tantissimo prima di sceglierli e quindi se li scelgo poi mi fido e anzi penso sia importante cercare di aiutarli ad arrivare al 100% di quello che vogliono esprimere. Insomma ci sono per loro per consigli o qualsiasi cosa possa aiutarli. Nel caso dello split, ovviamente ho proposto io l’idea alle due band, non so ero, convinto che il loro suono, diverso, avesse però delle cose in comune.
(la “cassettina” a tiratura limitata di Stromboli)
Chi siete, quanti siete e cosa fate? In poche parole come è strutturata l’etichetta?
J.C: L’ Etichetta principalmente sono io, facciamo tutto in casa, dal parlare con i negozi, con le distro, promozione ecc. Da poco mi sta aiutando un gran bravo ragazzo di nome Michele. Poi c’è Giulia Mazza che mi dà una mano su alcune cose, soprattutto visive, e poi tanti amici come Emanuela Drei che ha curato logo e alcuni artwork. Nel nostro palazzo a Bologna in un certo senso si è creato un piccolo headquarter di Maple Death, perchè io, Giulia, Michele e anche Cecilia (un’altra ragazza che sta dando una mano) abitiamo tutti su piani diversi. Insomma tanti amici.
Quale sarà il prossimo step dell’etichetta?
J.C: Non sono sicuro ancora, sto parlando con un po’ di gruppi che vorrei produrre nei prossimi 6 mesi, penso ci saranno due band straniere.
…aspetteremo con ansia. Di una cosa son sicura, chiunque essi siano direi che hanno tutti la mia fiducia.
Tea Campus
22 febbraio 2015