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I Pond già da tempo si sono immersi nella psichedelia e non ne escono più. Anzi con il nuovo disco, intitolato “Man It Feels Like Space Again”, il quintetto australiano rincara la dose, con soluzioni compositive più sghembe e folli di quelle a cui ci hanno abituato i Tame Impala, in cui militano alcuni dei musicisti che poi hanno dato vita agli stessi Pond.
Ma forse, alla luce di quest’ultimo lavoro, si può dire anche che fra i riferimenti della band ci siano i primi Flaming Lips, pur essendo in presenza di un sound meno acido degli esordi di Wayne Coyne e soci. Quello che spiazza subito in alcuni momenti di “Man It Feels Like Space Again” è la volontà dei Pond di contaminare il loro stile “classico” con altri generi. Ne viene fuori un disco a metà strada tra i precedenti lavori della band e altre novità. Il glam rock un po’ tamarro di un singolo trascinante come “Zond” sta lì a testimoniare questa voglia di varietà e di cercare soluzioni che prendano in contropiede chi ascolta. Esperimento che si ripete in modo forse meno banale con “Elvis’ Flaming Star”. Il resto del disco rimane incentrato su brani più fluidi come “Sitting Up On Our Crane” o la lunghissima e conclusiva title track.
Probabilmente questo disco ha il difetto di essere fin troppo vario e non andare in un’unica direzione, ma è un’imperfezione perdonabile per un gruppo che nasce come side project e disco dopo disco inizia ad assumere una propria identità.
73/100
Francesco Melis