Share This Article
“ENDKADENZ – Effetto scenico teatrale. Per la sua realizzazione Kagel prescrive: “Colpisci con tutta la forza possibile sulla membrane di carta del VI timpano e nel frattempo, nella lacerazione prodotta, infilateci dentro tutto il tronco. Quindi resta immobile!”
A sentire dichiarazioni varie raccolte in giro, Alberto, Luca e Roberta “anche” questa volta hanno rischiato di “non farcela”. Se ciò porta ai dischi che sono arrivati da “Valvonauta” in poi, è davvero un bel modo di non farcela.
È appena arrivato il primo volume di “Endkadenz”, nuova fatica targata Verdena dal meraviglioso “WoW” del 2011 ed è un altro centro.
Da “Solo Un Grande Sasso” la cifra stilistica preponderante è rimasta la costante evoluzione sonora e compositiva, dettata dalla ricerca di rivestire e proporre al meglio l’evidente personalità (dote sempre più rara in tutto il mondo) melodica ed espressiva.
Dal desiderio realizzato di essere i Motorpsycho meglio dei Motorpsycho de “Il Suicidio Dei Samurai”, sino all’esplosione sonica dalle mille sfaccettature di un disco heavy come “Requiem” o polisemico come “Wow”, “Endkadenz” conserva l’essenza di tutto ciò e la riserva nell’ennesimo percorso verso grande duttilità e capacità di colpire al cuore e allo stomaco al contempo.
Le sei corde hanno un’aura da granito graffiato, Luca e Roberta sono, ormai, padroni di un universo ritmico incisivo ma raffinato e particolareggiato (spettacolare l’interplay della splendida “Inno Del Perdersi”) e i pezzi sono dotati di stilla vitale che mescola l’energia di Requiem e la fantasia di Wow. La specificità di Endkadenz (stilla di ottimo indie-rock di “Un Po’ Esageri” a parte) s’incontra quando affiorano tifoni di polvere kraut/simil-prog (nella “vitalità” di “Funeralus” o nella cadenza industrial da dinoccolati synth di “Sci Desertico”) capaci di amalgamarsi ad intuizioni anche contrastanti, ma mai fuori fuoco o di bassa qualità. “Rilievo” è un solenne pezzo di alternative aggiornato al 2015, “Vivo Di Conseguenza” risplende di complessa policromia, “Derek” è un mini cingolato heavy, mentre il pianoforte è decisamente più presente che in passato, come in “Puzzle” o nella ballatona Verdena style di “Nevischio”.
Tanto di cappello (dotato anch’esso di ventose) e si trepida in attesa della “seconda parte”.
80/100
Giampaolo Cristofaro