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Evan Dando, bello e dannato negli anni 90, è tornato. Al Tender, in un venerdì sera di metà marzo, la mente ed anima dei Lemonheads si fa accompagnare solo dalla sua chitarra: lui, lo strumento e il pubblico, nient’altro. Basta e avanza quando ci sono le canzoni, pezzi che sembrano scritti ieri ed invece sono passati vent’anni dalla loro pubblicazione: nel 1992 usciva “It’s a shame about Ray”, seguito un anno dopo da “Come on feel the Lemonheads”. Ed Evan Dando finiva sulle copertine delle riviste, faceva parlare di sé e con il suo gruppo scriveva piccoli classici dell’alternative rock americano a venire.
Nella seconda metà degli anni novanta finiva tutto: il contratto con la Atlantic Records e il successo underground. Però si sa, i vagabondi perdono la strada ma poi la ritrovano sempre. E così, dopo aver vissuto vittorie (poche) e sconfitte (molte, una su tutte la dipendenza dall’eroina), dai primi anni duemila in poi – il primo solo tour è datato 2001 e l’album da solista, “Baby I’m bored” è del 2003 – Dando se ne va in giro per il mondo, suona e canta e trasmette emozioni. Sì, “emozione”, parola abusata ma se si parla di brani come “Being around”, “It’s about time”, “Confetti”, “My drug buddy”, riproposti venerdì notte nel club fiorentino, non bisogna avere timore di usarla per due motivi: primo, Dando non fa il compitino, non ti suona la canzoncina con la voce impostata e la paura di sbagliare parole e note; secondo, tutti possono strimpellare una chitarra ma solo pochi creano un suono semplice, vero e coinvolgente.
E allora sul palco ci vai con la tua Cole Clark, con i capelli lunghi fino alla bocca e la suoni come se fosse la cosa più naturale del mondo perché ti rendi conto che la chitarra, il plettro sono solo strumenti, mezzi e ciò che conta veramente è la vita. Le canzoni, in fondo, sono lo specchio dello scorrere del tempo e Dando, oltre a brani autografi, fa incursione nel repertorio di altri artisti (per citarne qualcuno, Flamin Groovies, John Prine, Smudge, Florida Georgia Line), ci entra dentro fino a sprofondarci e lascia la sua impronta, come è successo per “The Outdoor type”, brano della power pop band austrialiana, ma che tutti pensano sia dei Lemonheads.
Scaletta:
(Monica Mazzoli)