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“A Long Period of Blindness” dei Weird. è la prima release a firma Lady Sometimes Records. Detto che band e label hanno entrambe base a Roma, il disco in questione andrà ad affiancare con ogni probabilità le uscite cardine della nuova scena psych-rock italiana nel 2015, come New Candys e La Casa Al Mare.
“Desert Love For Lonely Graves”, debutto di due anni fa, aveva già rivelato l’ampio potenziale del trio che oggi è composto da Marco Barzetti (chitarra e voce), Massimiliano Pecci (batteria) e Giovanni Romano (basso), subentrato a Matteo D’Argenio. Riascoltandolo ti accorgi che il sound liquido dei primi Verve – prendete “A New Beginning” e ditemi se non vi ricorda questa – ha stretto un patto d’acciaio con i cambi di ritmo e gli assalti sonici tipici dello stoner. Ma da allora qualcosa è cambiato in meglio: da un lato nella forma dei brani, oggi più compiuta e personale, dall’altro nei progressi evidenti di Barzetti nel cantato e in liriche maggiormente a fuoco. Citando il titolo del brano d’apertura (costruito su un giro blues), “The Circle is Closed Except Where it Bleeds”.
Il mood del secondo lavoro della band laziale è ancor più darkeggiante e potente, con la musica a porsi come via di fuga; sperimentando un crossover tra “Gish” degli Smashing Pumpkins ed un album qualsiasi dei Cure in fase gotica, non andreste troppo lontani come risultato. Si prenda ad esempio il singolo-manifesto “Infinite Decay”, un alternarsi di piano e forte, batteria dritta e arpeggi evocativi, meditazione e rabbia incontrollata (“She was trembling alone next to me / And I was lying alone trying to sleep / She’s evil without me/ An eagle without me / An eagle without wings”). “Gaze” accentua il senso di decadenza dell’io protagonista, pur regalando allo stesso la libertà incondizionata con il volo melodico spettacolare di fine traccia; “Dead Wax” rallenta il passo ma nasconde scossoni degni di un uragano. “(Crescendo)” è forse il pezzo più avvicinabile al mondo shoegaze degli Slowdive di “Just For A Day”; il bello di quel forse sta proprio nell’illusione che lo sia, perchè decisamente i Nostri si smarcano da etichette solo superficiali grazie ad un sound che è altalena di umori e foriero di pause – nel segno piuttosto degli ultimi Talk Talk.
Un disco appeso ad un filo sottile, che rischia di cadere nelle pieghe alternative dei primi anni 90 fatti di post-rock e grunge per non uscirne più. La missione dei Weird. è di far ricredere l’ascoltatore con una citazione di diverso genere, a firma Bono Vox, “Everything You Know is Wrong“: perchè quando ti sembra di averli intrappolati, i tre romani sanno fuggire e cambiare strada, affidando la perdizione alle loro storie e l’imprevedibilità alla loro musica. Voto alto pure ad artwork e packaging, con un grazie alla Lady Sometimes per l’inaspettato promo in vinile. La classe è merce sempre più rara ai nostri giorni, e per questo i Weird. ne sapranno fare buon uso.
81/100
Matteo Maioli