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Cerco di mantenere la passione della musica al di fuori dai miasmi quotidiani. Questo non vuol dire che non fa parte della vita: la musica è – nella mia personalissima accezione – un mondo purissimo dove rifugiarsi in ogni momento del giorno, se si può, per migliorare i nostri secondi, per dar loro colore, una vita migliore, appunto. Però è un mondo a parte, perfetto come è assolutamente ineccepibile ed incontestabile un ideale, un sentimento. E ciò si scontra con la nostra umana limitatezza.
Bene, oggi io – che “devo” scrivere un #tbt – non posso non partire da lì, dai nostri limiti. E dal nostro egoismo. Non riuscirei a scrivere di altro. Se la foto di Aylan, il bimbo sulla spiaggia di Bodrum che ha perso la vita in una traversata di pochi km, non ci interpella, non ci smuove qualcosa, non ci fa sentire compartecipi del destino degli altri uomini, cos’altro lo farà, come si chiede l’Independent?
E se, per dirla alla John Donne, “la morte di qualsiasi uomo ci sminuisce, perché siamo parte dell’umanità”, cosa suscita la morte di un bambino, che ancora uomo non è, in questa maniera?
Più che sminuire, ci dovrebbe lacerare nel profondo.
La realtà che è dovremmo accorgerci di essere tutti in viaggio, non solo i migranti.
(Paolo Bardelli)