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Gli Scisma, 15 anni dopo. È probabilmente una delle storie della musica indipendente italiana che ha lasciato più ricordi in tutti quelli che li hanno apprezzati nei due dischi pubblicati nella seconda metà degli anni ’90. Ora ai due classici “Rosemary Plexiglass” e “Armstrong” si affianca l’ep “Mr. Newman”, con sei brani freschi di composizione. Questo sorprendente ritorno sulle scene è accompagnato, oltre che dalla ristampa del vecchio materiale del gruppo (ad opera di Woodworm, così come per il nuovo EP), anche da tre date, diventate poi quattro a seguito delle incalzanti richieste da parte del pubblico. Dopo i concerti al Lokomotiv di Bologna del 10 ottobre e quelli alla Latteria Molly di Brescia del 16 e 17, il 24 ottobre sarà la volta di Roma con l’esibizione prevista al Monk. Proprio in questo clima ricco di live e con i brani appena pubblicati che stanno iniziando ad essere assorbiti dai fans vecchi e nuovi, Paolo Benvegnù ha risposto a una serie di domande per noi di Kalporz, delineando i contorni di questo mese di ottobre ricco di emozioni.
Cosa vi ha spinto a fare questa reunion?
“Prima di tutto dietro c’è la volontà di dare un finale alla storia degli Scisma, che prima di adesso aveva avuto una conclusione sfumata e quasi impalpabile. Ci è sembrato giusto avere un finale un po’ in stile Frank Capra, come un film dove tutti sono felici e contenti”.
In che occasione vi siete rivisti ed avete avuto questa idea?
“È successo che gli altri Scisma sono venuti tutti ad un live dei Benvegnù e dopo anche senza dirci nulla abbiamo pensato tutti la stessa cosa, ovvero di riprendere il filo del discorso interrotto tanti anni fa. È avvenuto tutto in modo naturale e spontaneo”.
Quello che hai fatto tu in questi dodici anni è certificato dalla tua carriera solista. Gli altri Scisma invece come hanno trascorso questo lungo periodo?
“Praticamente quasi nessuno è rimasto inattivo: la bassista Giorgia Poli ha avuto un po’ di collaborazioni, tra cui spicca quella con John Parish; Michela Manfroi è stata ha collaborato con tanti musicisti tra cui Cesare Basile. Sarebbe lunghissimo stare qui ad elencare tutto quello che ha fatto Giovanni Ferrario, anche se vale la pena sottolineare il fatto che abbia suonato con PJ Harvey. L’unica che ha seguito strade diverse in questi anni è stata Sara, la cantante, ma sono state esperienze egualmente importanti seppur non legate alla musica”
L’idea di registrare i brani di “Mr. Newman” è nata con la decisione di tornare a suonare insieme?
“Sì certo, è stato il risultato della nostra volontà di ritrovarci a scrivere brani di nuovo come Scisma. A quel punto ho iniziato a comporre i nuovi pezzi e sottoporre agli altri le varie bozze, che mi venivano rimandate indietro con tutti loro interventi ed appunti. È stata una bella esperienza, anche perché ho apprezzato di nuovo il fatto di scrivere per altri. Nello scrivere i brani dei miei dischi da solista scrivo unicamente per me stesso. Qui invece mi sono sentito più leggero, per il fatto di dover scrivere anche per la voce di Sara e non solo qualcosa che avrei dovuto cantare in seguito soltanto io. Abbiamo anche avuto l’appoggio e la disponibilità di Woodworm che ha pubblicato il nuovo EP oltre a curare le nuove edizioni in vinile dei due dischi precedenti”.
Prima hai parlato di un finale per gli Scisma. Questo vuol dire che una “seconda stagione” sia del tutto da escludere?
“Ora come ora non ci pensiamo. Abbiamo affrontato questa esperienza e la stiamo vivendo ora senza nostalgia del passato ma allo stesso tempo evitiamo le proiezioni sul futuro”.
Com’è stato l’impatto con il palco per la prima volta dopo tanto tempo?
“Sorprendente ed emozionante. Nella data bolognese siamo rimasti stupiti non solo del sold out, ma anche di tutte le attenzioni e sorrisi che ci siamo ritrovati di fronte”.
Francesco Melis