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Dopo le dichiarazioni di Ferretti ad Atreju, mi scuso nel riproporre un “Back To The Future” pubblicato nel “vecchio” Kalporz nel 2009, un #tbt su un #tbt, sostanzialmente. Non mi va di entrare nel merito delle dichiarazioni di questi giorni, forse – anche nell’ambito di un cambio di idee – una scelta ascetica o apolitica sarebbe stata più elegante e rispettata da parte dei suoi fans, ma quello che a me pare evidente è solo l’acqua che scorre nel fiume.
Arriviamo a Berlino e, nell’attico che inaspettatamente ci aspetta, Tommaso si stravacca sul divano per riposarsi del viaggio mentre Lorenzo si mette a scasinare con lo stereo. Ci sono cd, miriadi di cd. Non sembrano neanche male: il proprietario, un italiano residente lì ma che si è trasferito da poco a Lipsia, ha perfino il booklet interno delle Sessions di Kruder & Dorfmeister attaccato al muro come fosse un quadro. “Proprio una bella idea”, dice Tommaso, guardando l’ammirevole complemento d’arredo a naso in su.
Lorenzo è sempre intento a scartabellare, poi, d’acchito, senza pensarci su, ne mette su uno che lo ispira. Tommaso è sonnacchioso, pare uno di quei gattini che stanno immobili e sornioni al sole pallido di settembre. Ma è normale, Berlino è proprio come casa sua, solo a casa tua ti puoi stravaccare così di gusto.
Finalmente gli armeggi di Lorenzo hanno uno sbocco: il riff di basso è inconfondibile, non c’è neanche da chiedersi chi sia a suonarlo, quel basso. E chi siano loro. Inizio a pensare di non averla mai sentita questa versione in studio. Devo però averla ascoltata dal vivo, in uno degli innumerevoli concerti che ho visto.
“Vengono, vanno, un giorno dopo un giorno, un anno dopo un anno, vengono e vanno”.
L’aria si immobilizza: in effetti si è a Berlino, e si sa cosa ha significato questa città per Ferretti e Zamboni. Lorenzo ascolta assorto, poi inizia ad urlare, quasi all’unisono con Giovanni Lindo: “I figli degli operai, i figli dei bottegai!.. Cazzo, qui Ferretti cantava ‘i figli dei operai, i figli dei bottegai!’… ma ti rendi conto? “I figli degli operai, i figli dei bottegai!”
C’è tutta la delusione di chi è stato tradito, in quelle parole. Rimango ad ascoltare il suo sincero sfogo, ma per me non vuol dire più di tanto. Non gli ho creduto mai, a Giovanni Lindo, e non gli credo neanche ora che è reduce. L’unica cosa che penso, in questo momento, è che “Tutti Giù Per Terra” ha aperto un solco spazio-temporale ancora più strano perché non si tratta di una canzone che conoscevo bene e che era stata la colonna sonora di allora. È come se qualcuno mi avesse improvvisamente e violentemente riportato là, in quegli anni, e al contempo mi avesse ricreato una situazione diversa, credibilmente diversa. L’obliquo pomeriggio berlinese di fine Anni Zero si trasforma per qualche istante in un 1997 che non è mai esistito in cui io e miei due amici decidiamo di andarcene a Berlino. Poi ritorna al presente, un po’ bruscamente peraltro, e allora penso solo a tutte le stagioni e a tutte le lune che hanno fatto cambiare Ferretti, e che sono trascorse.
Che sono trascorse per Lorenzo e per Giovanni Lindo, ma soprattutto per me.
“Dai, prepariamoci che ci aspetta la prima serata berlinese” è l’unica cosa che riesco a dire.
(Paolo Bardelli)
08.10.2009