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L’acid rock degli Acid Mother Temple approda a Glasgow nel weekend di Halloween e nel basement dello Nice’n’Sleazy e’ tutta una serata all’insegna della sperimentazione e della performing art.
K R K, solo performer dalla Norvegia, riscalda l’atmosfera con dell’electro drone space, cupo e ridondante avvalendosi di un mac e un sound non troppo originale. Membro, tra gli altri, dei Fem Bitch Nation, Skullwizard e Fucking Unlimited, KRK non ha paura di scavare nell’incoscio dei suoni con sequenze disturbate e abbastanza disturbanti.
Muyassar Kurdi, da Chigago, e’ invece a tutti gli effetti un art performer. I quaranta minuti di spettacolo offrono tutta un altra dimensione del suo album “White Noise”, una dimensione teatrale molto piu consona al progetto e alla sua rappresentazione dal vivo. Muyassard si atteggia sul palco come una pavonessa e tutta l’attenzione e’ per lei. Non solo per i suoni ipnotici del teremin, i sopsiri e i gorgheggi (che non nascondono il background del free-jazz) , le sovrapposizioni con la loop station o il ronzio della carta passata sul microfono ma sopratutto per il danzare scattoso e interpretare fisicamente ogni suono, come una scossa elettrica. La sua e’ una ricerca musicale radicale e all’avanguarda, anarchica e fortemente femminile. Se la scena di Chicago e’ in continuo movimento, la Kurdi riesce a risalire la corrente ed a emergere in modo del tutto originale.
Puntuali gli Acid Mother Temple (a questo giro) & The Melting Paraiso U.F.O presentano l’ultima fatica del 2015 Benzaiten. Non c’era dubbio che la band cult japponese sorprendesse il pubblico. Le canzoni liberano dinamiche e energie tutte nuove che nell’album esistono, ma non trovano il vero spazio vitale. Sebbene rimanga una forte traccia di improvvisazione (e lo dicono gli sguardi dei membri sul palco) gli Acid Mother Temple hanno dalla loro parte una conoscenza dello strumento e degli effetti fuori dal comune. Le progressioni e le accellerazioni precise nel millimentro lasciano senza fiato. I quattro membri storici, accompagnati da un giovane batterista, viaggiano ognuno per le proprie dimensioni incontrandosi puntualmente in tutti gli accenti delle varie digressioni strumentali. Gli Acid Mother Temple dal vivo sono una vera meraviglia, e i capelli argentati donano un sacco a Higashi Hiroshi.
(Tea Campus)
foto di Daphne Mee