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Due concerti al prezzo di uno. È quello che la programmazione dell’Init a Roma ha offerto un paio di venerdì fa: un’accoppiata atipica ma di tutto rispetto. Hugo Race and The True Spirit, tornati in pista quest’anno dopo tanto tempo (nonostante lo stesso Hugo Race sia stato comunque prolifico con tutti gli altri suoi progetti) con un disco “The Spirit”, pubblicato in primavera, ed un Ep dato alle stampe a inizio autunno.
Dall’altra parte una reunion che ha suscitato la curiosità di parecchi appassionati, ovvero quella dei Flipper, non proprio in formazione originale. Ma sicuramente il poter vantare David Yow (vulcanico frontman di Jesus Lizard e Scratch Acid), ha riunito sul palco una bella fetta di musica indipendente americana degli anni ’80.
Il primo slot della serata è toccato a Hugo Race, che, con i suoi True Spirit, ha sciorinato sul palco tutta la classe e l’eleganza di cui dispone. Che le sue origini siano state nella “famiglia musicale” di Nick Cave e che provenga da quella schiera di musicisti australiani lo si coglie anche dai brani più recenti come il singolo “Elevate My Love”. La voce calda e la presenza scenica di Hugo Race trova un ottimo contraltare nei quattro musicisti che lo accompagnano. Un blues caldo, ma allo stesso tempo tagliente, è quello che caratterizza l’intero set della band australiana.
Con i Flipper si passa invece decisamente sul versante punk noise con Bruno DeSmartass, Ted Falconi e Steve Peace che partono decisi lasciando la scena a David Yow, che si cala perfettamente nel suo ruolo, seppur momentaneo, di frontman della rediviva band. Se i Flipper per queste date italiane avevano bisogno di un valore aggiunto (data la defezione di Bruce Calderwood), questo è rappresentato da chi ha da anni incendiato i live di Jesus Lizard ed Acid Scratch. Il campionario è sempre quello che chi ha visto Yow in azione conosce bene. Continua interazione con il pubblico, un paio di salti dal palco ed un paio di brani cantati mentre poga con il pubblico presente. Sono quei personaggi che riempiono la scena. Da questo punto di vista si può pure fare il parallelo con Hugo Race: due modi diversi di interpretare il ruolo di frontman e cantante, molto diversi ma entrambi assai efficaci. L’inizio del live dei Flipper è affidato ad “Ha Ha Ha” e si chiude con “Sex Bomb” con in mezzo altri brani al vetriolo. Il fatto che la band sia stata antesignana e seminale è confermato dallo stesso Yow, che introduce i pezzi come un vero e proprio fan di vecchia data.
Nel mentre che si chiude la serata tutti i partecipanti si sono resi conto (chi prima e chi dopo) che il 13 novembre rimarrà legato non a questi due bei concerti, ma alla tragedia che si sta svolgendo da un ‘altra parte, a Parigi.
Francesco Melis