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“Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols” è il manifesto del punk inglese: irriverente, iconoclasta e sprezzante. Un ritorno al rock’n’roll puro e crudo, una vera e propria rivoluzione: un cambiamento radicale che una segna un ante rem e un post rem. Merito di Malcom McLaren, manager situazionista e fashion trender, che c’ha visto lungo e servendosi di alcuni giovanotti, frequentatori del suo negozio “Sex” – Paul Cook, Steve Jones, Glen Matlock (poi sostituito da Sid Vicious), John Lydon (soprannominato Rotten) – ha stravolto le carte in tavola del music business.
Il primo ed unico LP da studio viene pubblicato su Virgin, anche perché né la EMI né la A&M Records sono riuscite a sostenere il caos scatenato dalla band ad ogni uscita pubblica.
Richard Branson, capo della Virgin, invece, vuole, a tutti i costi, togliersi di dosso il maledetto fantasma della generazione hippie e decide così di puntare il tutto per tutto su Rotten & Co. E, alla fine, il 28 ottobre 1977 “Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols” esce nei negozi. A nemmeno una settimana dalla uscita del disco, però, il 5 novembre 1977 un’agente della polizia inglese, Julie Dawn Storey , profondamente offesa dalla locandina dell’album esposta nel Virgin Store di Nottingham, sequestra alcune copie del disco, in virtù dell’Indecent Authority Act (provvedimento legislativo del 1889). E Christopher Seale (nella foto sopra), direttore del negozio, viene arrestato. Pietra della scandalo: la parola bollocks, ossia balle.
La questione finisce in tribunale. Il 24 novembre a difendere la Virgin Records è John Mortimer (barrister, drammaturgo e autore di sceneggiature di successo) che di comune accordo con Branson, usa come teste James Kinsley, linguista presso l’Università di Nottingham e vicario anglicano. Un colpo di genio non indifferente, quasi teatrale, in perfetto stile “Great Rock’n’roll Swindle” : Kinsley, quanto di più lontano ci possa essere dalla strafottenza punk, basa la tua testimonianza, su una approfondita e solida analisi del termine bollocks, passibile di doppio senso. A detta del docente la parola è, in origine, a partire dall’Anno Mille, utilizzata per designare una piccola palla. In seguito il Dizionario dello Slang di Eric Patridge ne attesta l’uso nel Medio Evo: il vocabolo, infatti, compare in alcune traduzioni della Bibbia di quegli anni ed in manuali di veterinaria. Nella Bibbia indica piccoli oggetti con una struttura specifica. Nel corso dei secoli il lemma inizia poi ad essere usato come epiteto per il corpo religioso. Particolarmente divertente la spiegazione di Kinsley (traduzione italiana ripresa dal libro “No future” di Giuliano Santoro):
“I preti sono considerati capaci di dire frottole, e dunque, la parola ‘bollocks’ nel tempo ha cominciato a essere sinonimo di ‘senza senso’. Allo stesso modo, ‘palle’ ha cominciato a voler dire ‘testicoli’, per questo ‘bollocks’ ha questo doppio significato nel dizionario”
Insomma in scena un vero e proprio teatro dell’assurdo: un prete che difende i Sex Pistols sostenendo che bollocks è utilizzato anche come appellativo per indicare i chierici. È proprio il caso di dire: God save the sex pistols.
(Monica Mazzoli)