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Se qualcuno nutrisse dei dubbi sulla qualità di un gruppo come i Calibro 35, dopo tutti questi anni di frenetica attività dal vivo in tutte le parti d’Italia e anche oltre, forse dovrebbe farsi due domande e riconsiderare i propri standard qualitativi.
I concerti dei quattro, ormai passati da gangster a “space cowboy” con il nuovissimo disco “S.P.A.C.E.”, continuano ad essere uno dei live act migliori e più appassionanti che possiamo trovare di questi tempi nel nostro paese, e il loro passaggio in una città non ricca di grandi eventi come Firenze viene accolto con grande entusiasmo dal pubblico che affolla l’Auditorium FLOG già in primissima serata.
Ad aprire i giochi sono gli Ottone Pesante, due fiati con batteria supersonica che con il loro set riescono già ad infuocare la gelida serata fiorentina: la loro mezz’oretta sul palco infatti riscuote ondate di applausi e commenti stra-positivi da parte del pubblico, che ne vorrebbe volentieri ancora; ma come ebbe a dire a suo tempo Einstein, “quando si guarda per due ore un bel gruppo di supporto sembra passato un minuto”, eccetera eccetera. (Tra l’altro è da poco uscito l’EP d’esordio di questo trio di metallari: ascoltatevelo, così quando tutti ne parleranno potrete fare gli hipster e dire che già lo conoscevate).
Tempo di una sfumacchiata al rallentatore fuori e i Calibro 35 hanno già cominciato a calcare il palco della FLOG. Rispetto ai live del passato, i suoni sono molto più soft, trovando un compromesso tra il nuovo sound, dai risvolti più jazzistici, e il funk rock che fino ad oggi era il marchio di fabbrica dei Nostri.
La mossa si rivela azzardata, dato che mettendo in risalto i pezzi più ‘studiati’ e morbidi, vanno un po’ a perdere d’intensità quelle melodie più potenti che ascoltate dal vivo rubano il fiato (e regalano qualche pestone tanto per ricordarti di essere vivo); in ogni caso questo non pare essere un problema per nessuno, dato che sin dai primi pezzi il concerto diventa sudatissimo –sul palco e tra il pubblico.
Ritroviamo anche quei simpaticoni degli Ottone Pesante, saliti un paio di volte per farci assaggiare qualche pezzo dei Calibro con tre fiati (Enrico Gabrielli al sax).
Quasi due ore, potentissime, in cui i quattro musicisti risultano in formissima, lasciandoci di tanto in tanto intontiti dall’abilità con cui riescono a far sembrare anche il passaggio più difficile una barzelletta, come quando a 12 anni ti casca la bava dall’angolo della bocca vedendo il tuo amico che suona l’arpeggio di “Stairway To Heaven” mentre il tuo cavallo di battaglia rimane “La canzone del sole”.
Il finale, tutto da ballare (parte addirittura un pogo violentissimo in cui spuntano magicamente gli immancabili 40enni ubriachi fradici palestrati e senza maglietta, immancabili) propone diversi pezzi forti del gruppo, terminando nell’apoteosi di “Stainless Steel”, con cui si chiude il concerto.
Se c’è un gruppo di cui andare fieri in Italia sono i Calibro 35, sembra quasi scontato. Eppure è incredibile come, per una volta, il pubblico continui ad accorrere in massa ai loro concerti, addirittura dopo l’uscita del quinto disco e anni di attività.
Tanto di cappello ai Calibro, speriamo che possano esserci sempre più ‘casi’ del genere tra le tante eccellenze di casa nostra che non riescono ad avere i riflettori che meritano.
Matteo Mannocci