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Recentemente, leggendo un post dei miei amici C+C=Maxigross su Facebook ho saputo che hai suonato il banjo nella traccia “Est 1973” estratta dal loro recente album Fluttarn. Attraverso questo post ho scoperto anche Das Boot Studio, il tuo studio di registrazione. Ce ne vuoi parlare?
Quando i C+C mi hanno contattato per chiedermi se volevo suonare qualcosa nel loro disco ero molto preso da altre cose, ma dato che normalmente sono molto aperto a questo genere di collaborazioni (mi è capitato di lavorare con i musicisti più disparati!..) ho accettato con piacere. Mi hanno inviato la traccia, l’ho sentita, e ho pensato che era una canzone stupenda e che i ragazzi sono molto bravi a cantare e armonizzare con le voci. Ho quindi portato il file in studio, l’ho messo in “repeat” e ho iniziato a suonarci sopra, cercando il mio spazio senza coprire nessuno.
Ho sempre avuto una grande passione per il lavoro in studio, in particolare per tutto ciò che riguarda il processo di registrazione, e ho sempre voluto un posto tutto mio, ma avere uno studio oggi non è più come negli anni ottanta, le band non hanno più quelle cifre da spendere, e per questo ho iniziato ad affittare alcune stanze come sala prove, riuscendo ad azzerare il costo dello studio di registrazione coprendo le spese con l’affitto delle sale. A volte qui sembra una sorta di asilo, un punto di riferimento per molte band in città! Gente che suona cose diversissime, dall’elettronica al noise passando per il country e il pop, con il vantaggio di avere sempre a disposizione parecchio backline e tanti bravi musicisti per il mio lavoro in studio. Sono arrivato al punto che la struttura si alimenta da sola e se voglio posso venire in Italia per tre mesi senza rimetterci, perché c’è sempre chi la fa funzionare.
Das Boot Studio mi dà la possibilità di lavorare con la musica in tutte le sue sfaccettature. Produco molti artisti (fra cui Barren Womb, The Northern Lies, Bertine Zetlitz), scrivo ed eseguo musiche per brani pop e rock, e di recente ho composto un paio di colonne sonore (Flink pike, 2014; Lordi Documetary, 2014). Vorrei comporne ancora perché per me è molto stimolante e gratificante vedere come si trasformano le immagini quando accompagnate dai giusti elementi musicali, è davvero un ambito del mio lavoro che mi ispira moltissimo. La prima colonna sonora a cui ho lavorato nel 2004, Alt for Norge, era per una serie TV sui primi 100 anni della Norvegia come Nazione. L’ho composta insieme al mio amico Andreas Mjøs (Jaga Jazzist), abbiamo suonato ogni sorta di strumento a corde, tastiere, percussioni. Il tema principale di questo lavoro, Morning Rain, sarà poi ripreso all’interno di Motorpsycho presents The International Tussler Society (2004) con lo stesso titolo e l’aggiunta di un testo composto da me.
Un progetto sul quale vorrei spendere due parole risale al 2006, quando la Norwegian Rock Foundation (NRF) mi chiese di comporre musica per il loro venticinquesimo anniversario. Normalmente odio questo genere di cose, ma le cose che odio spesso mi stimolano, e così decisi di accettare, Rock Furore il titolo che scelsi per l’intero progetto, composi la musica, formai la band per suonare… e improvvisamente mi ritrovai in tour… a suonare la batteria con un gruppo rock, con musica scritta da me, “and it felt good”!
Da questo progetto è poi uscito un album nel 2009, O.S.A. “Øresus og nesegrus” (ascolta qui), il primo in cui suonavo nuovamente la batteria… potrebbe essere interessante ascoltarlo per i vecchi fan!
Sai qual è la verità? Non ho mai pensato di fare il batterista, non mi sono mai considerato tale, mi sono sempre considerato un musicista. Quando vengo in Italia e i fan mi dicono che hanno sofferto la mia partenza, la cosa mi suona un po’ strana, anche se ovviamente mi rende felice. Io prima di entrare nei Motorpsycho suonavo la chitarra e mi piace comporre usando strumenti a corda.
In effetti io ti ho sempre considerato un musicista più che un batterista, il tuo modo di suonare la batteria ha una grande musicalità e un grande controllo della dinamica. Ci sono alcuni pezzi specifici dove trovo molto melodico il tuo modo di suonare, come ad esempio Taifun, Un Chièn d’Espace, The Wheel o Giftland.
Ah! Ricordo molto bene la registrazione di Giftland perché in realtà la batteria è suonata sia da me che da Bent, ciascuno su un canale. La cosa divertente è che io sento perfettamente anche in questo caso che lui è un pelo davanti a me con il beat e io lo rincorro, come sempre. E’ un grande pezzo, una canzone epica.
I Motorpsycho mi hanno sempre dato la sensazione di vivere l’Italia come una seconda casa, ricordo un rapporto strettissimo ad esempio con locali storici della nostra penisola, come il Velvet di Rimini. Che rapporto hai con l’Italia?
Mi sono sempre sentito legato all’Italia, pensa che nel ’93, quando durante un’intervista mi hanno chiesto quale fosse il mio sogno, ho risposto: Vivere in Italia e fare il vino!..
E ora ho anche la ragazza italiana! La cosa bella è che mi ha fatto ascoltare un sacco di ottima musica, come per esempio Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti o le diverse band legate al Consorzio Produttori Indipendenti… meno male, perché se qualcuno mi avesse chiesto cosa pensavo della musica italiana ai tempi dei tour con i MP, avrei citato Ramazzotti, o uno dei tanti CD demo che ci arrivavano, la maggior parte dei quali non era affatto buona.
Onestamente non so dire dove sarò in futuro, ma posso dirti che la prima volta che sono stato in Italia è successo qualcosa di magico… ricordo che abbiamo attraversato il confine con il tour bus e all’autogrill abbiamo comprato una cassetta del primo album dei Bee Gees, quello dove ancora non cantavano in falsetto. Non so… sono impazzito da subito per il vostro paese, mi è piaciuto tutto: i panini, l’umidità, il clima! Abbiamo incontrato bellissima gente, molto amichevole… i tedeschi sono molto più freddi, a volte mi fanno un po’ paura. Naturalmente in Germania qualsiasi impianto funzionava sempre alla perfezione, mentre in Italia mancava sempre qualcosa (a volte l’elettricità sul palco!..), ma ci dispiaceva sempre tantissimo andare via.
Quindi chissà, potrei spostare il mio studio in Italia, magari nel Chianti, e venire a vivere, lavorare e produrre vino da voi!
Non tanto tempo fa ho letto un post facebook dei Turbonegro, dove offrivano un tour bus nightline che gli era stato donato dallo stato, perché in quel momento a loro non serviva.
Che tipo di rapporto c’è tra la nazione Norvegia e i suoi musicisti? Ricevete veramente questo supporto dallo stato?
Non so di questo caso particolare, ma posso dirti che qui lo Stato investe per supportare le band nazionali, è una strategia finalizzata all’esportazione della nostra musica nel resto d’Europa. Lo fanno perché sanno che poi la band investirà in risorse che produrranno introiti per lo stato, in tasse.
Il supporto c’è anche per registrare album, e naturalmente ci sono parecchie scartoffie da compilare, perché devi documentare come hai speso i soldi che ti sono stati assegnati.
So per esempio di una band che ha ricevuto 100.000 euro da un fondo nazionale, e per me questa è una cifra senza senso… hanno usato quei soldi per affittare un bus per un tour europeo di spalla ai Paradise Lost, di fatto sprecando tutto. Quello che è giusto secondo me è invece fare le proprie esperienze con i propri mezzi, suonare in piccoli club e ritornarci l’anno dopo sperando di fare più gente, dormire per terra. Quello che voglio dire è che è giusto dare supporto alle band, ma che va saputo fare con intelligenza, e senza sprecare grandi risorse in termini economici.
Ho cercato senza successo di vedervi dal vivo in queste recenti date, posso sperare in altre date nel 2016, magari in Italia?
Quando abbiamo deciso di suonare dal vivo Demon Box gli altri ci hanno messo un po’ per convincermi, l’accordo era di fare una data estiva al Festival di Slottsfjell, più altre tre, senza specificare dove. Speravo fossero in Germania e magari Italia, ma poi ho scoperto che erano tutte a Trondheim e mi è dispiaciuto perché mi rendo conto che è complesso e costoso per i fan europei venire qui a vedere un concerto!
In questo momento ci sono tante cose in ballo, i Motorpsycho stanno per pubblicare un nuovo disco e ognuno di noi è impegnato su differenti progetti… non ho idea di quello che succederà, quello che posso dire è che io porterei più che volentieri Demon Box in Europa per qualche altra data.
(Andrea Scarfone – Editor For a Day)