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Copertina seconda stampa di “Jocko Homo / Mongoloid”, Stiff Records febbraio 1978
“Jocko homo”, primo singolo dei Devo, è il manifesto artistico del gruppo originario dell’Ohio: una musica nonsense, tra il robotico e l’infantile, che dal punto di vista sonoro mette in discussione il classic rock/soft rock americano degli anni settanta e sul piano espressivo-contenutistico rompe gli schemi classici della narrazione pop/rock veicolando, in maniera dirompente ed eccentrica, una critica dadaista all’involuzione culturale della società americana.
Un evento, in particolare, è fondamentale per la nascita formativa del racconto musicale dei Devo: la sparatoria del 4 maggio 1970, ad opera della Guardia Nazionale, durante un raduno pacifista contro la guerra in Vietnam alla Kent State University. I colpi di fucile uccidono quattro studenti e ne feriscono nove. Due dei giovani morti – Jeffrey Miller e Allison Krause – sono amici di Gerald Casale, bassista e membro fondatore dei Devo:
“Ero un ragazzo hippy bianco, quando ho visto le ferite mortali, causate dai fucili M1, sulle schiene di due persone che conoscevo. Quel giorno era Devo. Potrebbe essere stato il giorno più Devo della mia vita”
(“We are DEVO!”, Jade Dellinger e David Giffels, 2003; anche presente in “Be Stiff: The Stiff Records Story”, Richard Balls, 2014)
Ed ancora:
“Ero nel mezzo dell’azione quel giorno alla Kent State University. Conoscevo [due delle vittime] Jeffrey Miller e Allison Krause. Nessuno sapeva che le pistole della Guarda Nazionale fossero cariche […]. All’improvviso mi trasformai: da ragazzo riflessivo e hippy ‘vivi e lascia vivere’ a ‘non più tipo perbene’ .”
(Uncut, marzo 2015)
In risposta alla violenza vissuta Gerald Casale, insieme a Mark Mothersbaugh (anch’egli studente alla Kent State University), forma una band: i Devo, appunto. La musica come via liberatoria quindi. Il musicista racconta: “Dopo Kent, l’alternativa sembrava quella di entrare in un gruppo di guerriglieri come i Weather Underground e tentare di assassinare qualcuno di quei maledetti […]; oppure partorire una reazione dadaista, artistica e creativa. I Devo scelsero la seconda strada”. (” Rip it Up and Start Again: Postpunk 1978-1984″, Simon Reynolds, 2005)
Casale e Mothersbaugh iniziano un nuovo percorso dimenticando le rispettive esperienze musicali, legate a forme e standard non originali: Casale ha un passato blues, all’insegna di brani sulla falsa riga di Muddy Waters e Howlin’ Wolf; Mothersbaugh, invece, proviene da un gruppo prog-rock. Entrambi fanno tabula rasa dei trascorsi pre-Devo cominciando un discorso personale e costruendo un proprio immaginario di riferimento: un’estetica da scienziati/operai pazzi che scompongono in mille pezzi il rock’n’roll rendendolo irriconoscibile, come succede con “(I Can’t Get No) Satisfaction”, brano dei Rolling Stones reinterpretato dal gruppo nel 1977. Sul palco indossano, poi, uniformi tutte uguali. Le tute gialle da centrale nucleare, protettive antiscorie, sono diventate le più famose. Mothersbaugh rivela infatti:
“Sul palco volevamo assomigliare a una macchina o a un esercito. I blue jeans del rock ci sembravano la tenuta più sciocca che si potesse immaginare.”
( ” Rip it Up and Start Again: Postpunk 1978-1984″, Simon Reynolds, 2005)
I tratti distintivi della musica rock vengono resi alieni ed i testi dei brani trasmettono, per mezzo di un’ ironia umoristica e sagace, l’immagine di un’umanità retrograda: uomini, con una mentalità da branco, che vanno verso una primitività di pensiero .
Copertina di “Jocko-Homo Heavenbound (aka Jocko-Homo Heaven-Bound King of The Zoo)”, B.H. Shadduck, 1924.
“Jocko Homo” è la canzone guida, contenente questa concezione interpretativa dell’ universo post-industriale. Il termine “Jocko Homo” è ripreso da “Jocko-Homo Heavenbound (aka Jocko-Homo Heaven-Bound King of The Zoo)” (1924), saggio religioso del reverendo metodista e creazionista, B.H. Shadduck (1869-1950). Nel pamphlet, composto da 32 pagine, il predicatore, ex ufficiale dell’ Esercito della salvezza (che lascia nel 1893) e dottore in Filosofia, critica le teorie evoluzioniste sottolineando quanto possa essere assurda la discendenza dell’uomo dalle scimmie. Mark Mothersbaugh racconta :” Un reverendo dell’Ohio, chiamato B.H. Shadduck, predicava principalmente contro l’evoluzione e scrisse queste invettive incredibilmente creative, umoristiche, eccentriche, una di queste si chiama Jocko Homo. “ (Uncut, marzo 2015)
Pagina undici di “Jocko-Homo Heavenbound (aka Jocko-Homo Heaven-Bound King of The Zoo)”
Il testo di “Jocko homo” (il brano dei Devo) nel bridge contiene, infatti, una citazione, evidente e chiara, tratta dal libretto di B.H. Shadduck:
“God made man but he used a monkey to gather the dirt” ossia “Dio creò l’uomo ma usò una scimmia per raccogliere lo sporco” (Pagina undici di “Jocko-Homo Heavenbound”)
“God made man
But he used a monkey to do it
Apes in the plan
We’re all here to prove it”
cioè
“Dio creò l’uomo
Ma usò la scimmia per farlo
Scimmie nel progetto
Siamo tutti qui per dimostrarlo”
(Devo, “Jocko Homo” nella versione del 1977 e del 1978. Nel demo del 1974 il bridge non è presente)
Per la formazione concettuale del gruppo (e per la scrittura del brano “Jocko Homo”) è però importante anche la pellicola di Erle C. Kenton, L’isola delle anime perdute (1932): la storia di un medico, il dottor Moreau, che opera sugli animali, tramite vivisezione, con l’obiettivo di umanizzarli. Un lavoro fonte di estremo dolore per le bestie, non a caso il laboratorio dello specialista ha come nome “House of Pain” ossia “La casa del dolore” .
Mark Mothersbaugh parla del lungometraggio horror fantascientifico con toni entusiastici: “Era la storia di uno scienziato pazzo su un’isola isolata: prendeva gli animali dalla giungla trasformandoli in creature capaci di camminare sulle proprie gambe posteriori, di assomigliare agli umani. Ma il problema era che non poteva farli avanzare nella catena evolutiva, sebbene più volte li abbia portati nella ‘house of pain’, il suo laboratorio : qualcuno si comportava come un animale facendo irritare il dottore che schioccava la frusta dichiarando, ‘Qual è la legge?’ e loro rispondevano, ‘Non camminare a quattro zampe! Non siamo uomini? Qual è la legge? Non spargere sangue! Non siamo uomini?’. E si ricordavano che stavano cercando di raggiungere lo status umano. Il film fu d’ispirazione.” (Uncut, marzo 2015)
La domanda, “Non siamo uomini?” (ovvero “Are we not men”?), naturalmente compare più volte nel testo di “Jocko Homo”, canzone di cui esistono più versioni:
La versione demo, spoglia e grezza, è datata 1974 ma viene pubblicata solo nel 1990, quando esce il primo volume di “Hardcore 1974-1977”, raccolta delle prime registrazioni della band.
La single version, prodotta da Chuck Statler e registrata in un garage, è la prima pubblicazione ufficiale del gruppo: l’unica variante del brano è l’inclusione del bridge: “I’ve got a rhyme that comes in a riddle / O-Hi-O! / What’s round on the ends and high in the middle? / O-Hi-O!”, un riferimento allo Stato di origine dei Devo, l’Ohio. Nel marzo 1977 questa versione esce come autoproduzione per la Booji Boy Records (etichetta degli stessi Devo) e poi nel febbraio 1978 viene ristampata dalla Stiff Records.
La versione da disco è quella inclusa nell’album d’esordio della band, “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo” (1978), prodotto da Brian Eno e registrato nello studio di Conny Plank, un’ex fattoria non molto distante da Colonia:
La produzione dell’album, in origine, sarebbe dovuta essere a firma David Bowie, estimatore della band e, come testimoniato dal bootleg del live al Max Kansas City del 15 novembre 1977, frequentatore dei concerti newyorkesi del gruppo. Gerald Casale riferisce di questa opportunità artistica sfumata :” David Bowie ci promise di produrci ma continuava ad accettare progetti e venivamo sempre rimandati e rimandati, dissi, ‘Noi dobbiamo andare adesso, bisogna farlo ora’. Così io e Mark incontrammo Brian Eno a New York e arrivammo ad un accordo. E poi nel ’78 siamo andati in Germania nel suo studio appena fuori Colonia, e noi e Brian abbiamo fatto l’intero album in ventotto giorni.” (Uncut, marzo 2015)
(dall’account twitter di Brian Eno)
La Sad Version è una riedizione riarrangiata, in acustico, del brano e viene suonata ai concerti tra il 1988 e 1990, presente nell’album live, “Now It Can Be Told: DEVO at the Palace” (1989):
La EZ Listening version (pubblicata nel 1987) è una riproposizione strumentale in stile caraibico, usata per il playblack prima degli spettacoli:
(Monica Mazzoli)