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“IV” è l’ultimo lavoro dei Black Mountain, pubblicato lo scorso 1 aprile per JagJaguwar, etichetta statunitense. No, non è il classico pesce d’aprile, anche se arriva a distanza di 6 anni da “Wilderness Heart”.
Decisamente eterogeneo, “IV” ha al suo interno 10 tracce che fuggono via come dei punti luce conducendoci verso sensazioni cerebrali ma perfettamente tangibili. Il primo brano è “Mother of Sun”, che è anche il primo singolo che accompagna l’uscita dell’album, contiene momenti di epicità, disegnati attraverso la combinazione delle voci di Amber Webber con Stephen McBean appoggiate su tappeto di organo e synth che ne delinea i contorni, spezzati dall’arrivo di un riff potente e ossessivo, che si placa solo nel finale come ad aver esaurito la rabbia nata dalla dolcezza. È questa la struttura e la chimica di “IV”, un incontro di overdrive anni 90, psichedelia e hard rock from the seventies, che divampa in purezza e fedeltà in “(Over and Over) The Chain” ma anche elettronica con un gusto trip hop, come ad esempio in “Defector”.
Di forte impatto “Constellations”, brano che chiude simbolicamente la prima parte del lavoro, che acquisisce più leggerezza da qui in avanti. Non mancano, infatti, delle vere e proprie ballads come “Line them all up”, con una sezione d’archi avvolgente che si dispiega al suo interno. Il disco si chiude con “Space to Bakersfield”, nove minuti di una melodia eterea trasportata di chitarra in tastiera fino ai vocalizzi di Amber. Si percepisce come in questo lavoro permane molto dell’esperienza dei Black Mountain come arrangiatori di colonne sonore, un album maturo che non comprime ma esalta le varie anime all’interno della band di Vancouver.
Un disco da metter su per farsi accompagnare e non viaggiare da soli, che ci si muova o che si resti seduti all’ascolto, capace di regalare nuovi suoni e nuovi dettagli ad ogni ascolto.
81/100
(Francesco Fauci)