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(foto: @arneraanas)
Mercoledì sera scorso il Circolo Magnolia, prima di essere invaso durante il weekend dalle migliaia di hipsters accorsi per il Miami festival, ha ospitato Bombino per un live d’eccellenza.
Chitarrista e cantautore tuareg di fama internazionale, Omara “Bombino” Moctar è passato da Milano in occasione del nuovo tour a supporto del suo ultimo album “Azel”, prodotto da Dave Longstreth dei Dirty Projectors.
Originario di Agadez (Niger) e cresciuto sullo sfondo della guerra civile per l’indipendenza che l’ha costretto a fuggire dal paese ben due volte, a nove anni già suonava la chitarra imitando il suo grande mito Jimi Hendrix.
Il Bombino live, che canta esclusivamente in lingua tamasheq, la lingua dei tuareg, è sorridente ma timido e pacato, tanto che è il bassista del gruppo a scherzare e dialogare con il pubblico durante la serata con battute qualche volta in inglese, qualche volta in francese.
Il concerto parte acustico e così rimane per i primi tre pezzi e a scaldare l’atmosfera ci pensano i ritmi delle percussioni e della suggestiva cassa della calabash (zucca svuotata ed essiccata), alternati alla dolcezza della chitarra acustica di Bombino. A seguire, i toni si fanno sempre più veracemente elettrici, mescolando riff chitarristici di puro rock’n roll alle radici del blues africano fino ad incontrare i classici accordi in levare del reggae (c’è chi in proposito ha addirittura parlato di tuarreggae music).
Bombino e il suo gruppo suonano senza sosta per quasi due ore e quella che si respira tra il pubblico è l’aria del deserto sub saharaiano, delle sue tradizioni e dei suoi profumi tanto che i kakfani dei musicisti, tutti tuareg tranne il batterista bianco, non stonano affatto con i classici strumenti del rock occidentale.
Insomma, il Jimi Hendrix del deserto ci lascia pienamente soddisfatti e ammaliati e lo ringraziamo per averci permesso di farci viaggiare e metterci in contatto con una realtà che altrimenti sarebbe lontanissima.
(Virginia Tirelli)