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Intendendo far “rinascere” il rock, in California, un discreto numero di progetti cominciò a suonare come 50 anni fa su quella stessa costa del continente facevano un imprecisato numero di band: sporco, psichedelico, sghembo.
Da lì ad oggi, il verbo si è allargato a macchia d’olio, attuando una rilettura personalissima (e in qualche caso innovativa) dei suoni del passato. Tra questi, gli Allah-Las, formazione nata a L.A. nel 2008 arrivata con questo “Calico Review” al terzo disco. Dimostrando una notevole maturità acquisita con il tempo, i quattro losangelini sono riusciti ad ideare un suono country-rock dalle atmosfere semi-ambientali, intriso di una psichedelia a tratti implicita, a tratti pulsante e caotica.
La concentrazione delle diverse ispirazioni che si sono aggiunte al suono iniziale è pressochè perfetta, permettendo agli Allah-Las di suonare non come una cover band di vecchie Nuggets, ma piuttosto consegnare alle stampe un gioiellino che, senza pretese di rivoluzionare alcunchè, regala trentacinque minuti di dolcezza retro-pop, composta suonata e prodotta alla perfezione.
Dodici brani, o meglio dodici quadri di una West Coast quasi immaginifica e vicina ad un sogno hippie fatto di enormi spiagge, palme e presabene che, se non possiamo realizzare nel freddo di questo autunno/inverno che sta arrivando, possiamo comunque immaginare di vivere per poco più di mezz’ora alla volta.
74/100
(Matteo Mannocci)