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Il britannico Billy e lo statunitense Joe decidono in una giornata di marzo di percorrere, a bordo di un treno della Texas Eagle, le 2.728 miglia che separano Los Angeles da Chicago, con l’obiettivo di riscoprire le radici dei viaggi americani, del folk blues e far riaccendere l’anima delle canzoni di artisti del calibro di Hank Williams, Lead Belly, Jimmie Rodgers, The Carter Family, Gordon Lightfoot, John Hartford e Woody Guthrie.
Il frutto di questo incontro è “Shine a Light: Field Recordings from the great American Railroad”, pubblicato per Cooking Vinyl a settembre 2016. Tredici brani registrati dal vivo nelle sale d’attesa e sulle banchine che sfiorano i binari, tra i passi e i pensieri di migliaia di viaggiatori, qualche volta tra i loro applausi.
Suoni ambientali che variano da un ensamble di rumori da stazione come in “Railroad Bill” all’accomodante e malinconica pioggia di “Lonesome Whistle”.
Una sola presa diretta è avvenuta lontano dalle locomotive, è “Waiting for a Train”, nel celebre Gunter Hotel, dove l’eterno ventisettenne Robert Johnson registrò il suo primo disco e dunque “Sweet Home Chicago”.
Un disco che cerca di essere fedele, pochi gli strumenti presenti: chitarre e armoniche, ben equilibrate nel rapporto con le voci, ma fin troppo pulite e distanti da quel Mississipi che con la sua sporca polvere suonava anche il vento.
Un lavoro, però, che recupera il rapporto tra l’udito e la musica nuda nella grande distribuzione di oggi, ed in qualche modo anche la credibilità se a cantare “Hobo’s Lullaby” è Bragg, un coerente narratore che i moderni definiscono contestatore esattamente come Guthrie, seppure inevitabilmente ed incolmabilmente lontani nelle epoche.
I testi non li scopriamo ora, comprendono il semplice racconto di viaggio e le litanie dedicate ad una little girl come in “In the Pines”, niente di così trascendente da non poter essere vissuto da ciascuno di noi, ma tutti collegati in qualche modo a quel protagonista letterario che è il treno.
Quando ci si allontana troppo da se stessi, dalla realtà o troppo smog, spot e terminali ci ripiegano su noi stessi, “Shine A Light “è il disco giusto per iniziare a ritrovare la giusta strada nel viaggio.
70/100
(Francesco Fauci)