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Due intense giornate nell’alcova del Castello Svevo, che dall’alto osserva serafico e sicuro la città di Cosenza, hanno ospitato per la prima volta al sud Italia il Tenco Ascolta, costola vagante del Club Tenco che invita ad esibirsi dal vivo i nuovi cantautori ritenuti più interessanti tra le centinaia che ogni anno spediscono il proprio materiale all’associazione nata in memoria del cantautore genovese. Al centro della visione di questo progetto itinerante c’è la canzone di qualità, quella che unisce alle emozioni delle note i significanti delle parole.
Nella serata di sabato era prevista la presenza di Dario Brunori che avrebbe dovuto interpretare il celebre album di Lucio Dalla “Com’è profondo il mare”, ma improvvisi problemi di salute lo hanno costretto lontano dal palco allestito sul prato interno della reggia svevo-normanna, sul quale, invece, si sono succeduti gli ospiti della prima serata inframezzati dall’incursione di Otello Profazio, fresco vincitore della Targa Tenco alla carriera, con una selezione di brani cantati e raccontati in un continuo interagire con gli spettatori tra il riso e la critica umorale.
Gerardo Tango, ha aperto le danze, accompagnato dalla sua band, con una malinconia relazionale e arrangiamenti rock anni 90 di buckleyana memoria, a seguire Giulia Catuogno, cantautrice palermitana che è riuscita a coinvolgere, attraverso il suo personale e perfetto amalgama di piano e voce, il pubblico presente che ha apprezzato la musicalità e le suggestioni d’oltralpe dei suoi brani, tra cui un inedito dedicato a Roberto Vecchioni, la scintillante comunicazione di racconti esistenzialisti e imparato a cantarne i testi nel pur breve arco dell’esibizione, a incontrovertibile testimonianza di un feedback certamente positivo. Tocca poi a Marcondiro, con il suo stile schizofrenico, colmo di riferimenti politici un po’ vetusti da un lato, e all’attualità dall’altro, e in chiusura i Camurria con il “rock agreste”, termine siculo equipollente di un patchanka ma in chiave rock, blues e swing.
Nella seconda giornata, appuntamento pomeridiano nella sala del Trono tra musicisti, operatori culturali e la delegazione del Tenco, rappresentata da Enrico de Angelis che ha sottolineato l’intento di diffusione e promozione della musica d’autore e la funzione esplorativa e di ricerca espletata dalle tappe del Tenco Ascolta. Presente anche il discografico Stefano Senardi, che ha ricordato le difficoltà di pensare alla musica come impresa oggigiorno e della necessità del sostegno a chi crede e presta il proprio impegno alla produzione di lavori che non restino nelle vite delle persone soltanto l’arco di un’estate
Nel limitare della sera spazio nuovamente agli interpreti con l’apertura riservata a Rosa Martirano una voce mediterranea che ha riscaldato gli animi, seguita dalla cantastorie calabrese Francesca Prestia attenta tematiche femminili che ha raccontato attraverso i ritmi calabri storie donne uccise mafia e percorsi caratterizzati dalla ricerca di un riscatto. Luca Burgio, caposselliano prima ora con la sua voce calda da night ha eseguito brani caratterizzati da riferimenti alcolici tipici delle serate in cui il tempo non passa mai mentre i pensieri s’impegnano ad affollarsi ed infine Ivan Talarico, che con i suoi brani ha presentato un incrocio sui generis tra il cabaret e la canzone d’autore, reso autentico dal suo stile stralunato a tratti ironico, a tratti folle.
Nella serata di chiusura c’è spazio anche per Peppe Voltarelli, vincitore della Targa Tenco 2016 per Interprete di canzoni non proprie con “Voltarelli canta Profazio”, che si è esibito in un tributo a Leo Ferrè con due brani in francese e altri in italiano, confermando il fascino da chansonnier calabrese e condividendo, poi, la scena con Otello Profazio stesso, interpretando insieme alcuni brani tra cui “a lu me paisi”, momento celebrativo del folk revival italiano.
Un’ occasione che ha confermato al di là delle criticità evidenti di un settore in cerca delle sue strade di sopravvivenza, la presenza sul territorio di soggetti che hanno progettualità, persone e anime assolutamente vive e operative che aspettano solo spazi e opportunità per restituire alla musica italiana quella cultura che da troppo tempo latita.