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Concerto dopo concerto, uscita dopo uscita, band dopo band, sono quaasi sicuro di una cosa: il rock’n’roll è il nuovo rock’n’roll. O almeno in potenza.
Il totale riassorbimento di 60 anni di musica chitarrocentrica ha creato una nuova ondata di fenomeni che non teme il confronto con i grandi del passato, nonostante la vicinanza a quel filone garage/psichedelico/protopunk che circa 50 anni fa toccava il suo apice.
Questo perchè nel frattempo sono stati dati alle stampe una quantità infinita di dischi ed ispirazioni che i nostri hanno potuto assimilare senza essere costretti a ripetere strutture stereotipate a causa di logiche di mercato, ormai molto più spostate verso l’hip hop e suoni digitali.
I Sunflowers non vengono dalle assolate spiagge di Venice Beach o dalla Desert Valley, ma da Porto, in Portogallo. Sono un duo che unisce l’energia del rock al marciume psych-punk e certe vibes surf rock per creare un miscuglio devastante e deliziosamente lo-fi.
Arrivati alla prima prova in long playing, il duo di Porto non tradisce le aspettative di chi sia riuscito a vederli live (si parla di ‘chitarre e batterie distrutte, feedback assordanti, scambi tra i due musicisti’ e via così).
Dalla surf ballad “Charlie Don’t Surf”, alla disturbante “Zombie” (probabilmente, il punto più alto del disco), a “Talk Shit/People Suck” e “Hasta La Pizza/Rest in Pepperoni” i momenti memorabili non mancano in “The Intergalactic Guide to Find the Red Cowboy”.
Il live comunque sembrerebbe la dimensione ideale per gustarsi le canzoni dei The Sunflowers, che trasudano sudore e adrenalina persino da un supporto mediocre come le casse di un PC.
Allora non possiamo che sperare che Carlos e Carol (rispettivamente alla chitarra e alla batteria) si imbarchino in un tour europeo e conquistino i nostri lidi. Vi aspettiamo!
77/100
(Matteo Mannocci)