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Sono passati sette lunghi anni dall’ultima volta che ho avuto il piacere di vedere The Veils suonare dal vivo eppure, come quando si ritrova un amico caro, il tempo passato lontani è svanito in un istante all’entrata del gruppo sul palco: Finn Andrews continua ad essere il solito tipo pallido e allampanato, l’inseparabile cappello a tesa larga in testa e il sorriso vispo sul viso. Nonostante l’apparenza sempre uguale, si nota che quindici anni di carriera hanno smaliziato un po’ questo figlio d’arte, portando via l’innocente timidezza delle prime volte e dandogli la sicurezza necessaria per riempire il palco con presenza scenica oltre che con la sua affascinante voce.
La scaletta del concerto è dominata dalle tracce dell’ultimo disco, “Total Depravity”, la cui title track in particolare fa emergere la rotondità vocale e la cupezza compositiva che già dieci anni fa avevano fatto guadagnare ai Veils l’associazione ai suoni e atmosfere di Nick Cave.
“Swimming With Crocodiles” emoziona tantissimo, così come “Do Your Bones Glow At Night?”; sparsi qui e là ci sono pezzi tratti dai dischi meno recenti e, ad aprire i bis, trovano spazio anche due canzoni dall’album d’esordio, ricordi, memorie ed emozioni di Andrews che si apre al pubblico e poi quasi s’imbarazza nel presentare quello che definisce “il mio primo tentativo di canzone d’amore”: “Lavinia”, che con la sua voce ormai lontana dagli acuti adolescenziali, diventa appassionata e struggente.
Il concerto potrebbe anche finire qui, ma si chiude due pezzi più tardi con tutto il resto del gruppo di nuovo sul palco. Applausi, il sipario cala ed è di nuovo un arrivederci, alla prossima volta che le nostre strade s’incroceranno.