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Non solo elettronica. Il festival torinese ha definitivamente consolidato la sua dimensione europea grazie a una line up che è riuscita a superare quella delle ultime eccellenti edizioni. Il segreto di Club to Club? Affiancare agli inevitabili grandi del dancefloor alcune delle novità più intriganti del panorama contemporaneo: nomi al debutto assoluto in Italia o che ci siamo abituati a vedere in situazioni di clubbing molto più intime e underground che finalmente hanno l’opportunità di farsi conoscere da un pubblico più vasto rispetto agli standard italiani.
Bastino da esempio i due esplosivi djset a tema che hanno chiuso le notti del Lingotto nella Sala Gialla curata da Red Bull Music Academy, letteralmente presa di assalto in alcune fasce orarie con una lunghissima coda che hanno reso impossibile a tutti di accedere ad alcuni set, per problemi di capienza (per la prossima edizione si potrebbe pensare a uno spazio più grande).
Venerdì è toccato all’irrefrenabile sound dell’elettronica di Durban, Sudafrica, portato a Torino da Francesco Cucchi aka Nan Kolè, romano di stanza a Londra, esploratore e divulgatore del movimento gqom, affiancato dal ventenne guru del genere, Dj Lag.
Il giorno dopo invece, è toccato con una scena molto più conosciuta, quella dei party Janus del Berghain berlinese degnamente rappresentata dal guru M.E.S.H. (uno dei momenti top del weekend) e dalla promessa svedese Kablam che hanno coinvolto nel delirio finale Ashland Miles aka Total Freedom della label californiana Fade to Mind (vedi Kelela, Nguzunguzu, Fatima al Qadiri). Un finale martellante, spietato e catartico.
Ma ovviamente, come dicevamo, non mancano i big di grande richiamo per la main room del Lingotto.
Meriterebbero un discorso a parte gli Autechre, protagonisti di una performance insuperabile, immersi un’oscurità impietosa regalano un’ora di totale annichilimento. Un set coraggioso, alieno e alienante, sinistro anche nei suoi momenti meno introspettivi. Un’ora in cui il tempo sembra fermarsi, difficile da descrivere e da ricostruire anche a freddo. Epocale.
Tra gli altri momenti d’annata da conservare nella memoria, l’esclusiva italiana DJ Shadow con un visual show molto nostalgico e dal gusto piuttosto 90s (in parte anche nella resa sonora), dove non mancano ripescaggi dal suo capolavoro “Endtroducing…..” che festeggia proprio quest’anno il suo ventennale. Presenta i brani, dialoga con il pubblico per presentare i brani e in qualche momento le emozioni sono davvero forti.
A proposito di festeggiamenti, sarebbe anche il compleanno di Jonny Greenwood dei Radiohead che non si fa coinvolgere troppo dal coro di buon compleanno rivoltogli dal pubblico e fa il suo lavoro molto oscuro nell’ensemble di musica indiana Junun, insieme Shye Ben Tzur e una band di nove elementi. Uno spettacolo a suo modo coinvolgente fuori dai canoni di un festival elettronico, molto semplice e autentico nella sua proposta musicale.
Sempre in tema di proposte musicali inconsuete, nello stesso festival che accoglie l’astro nascente della trap italiana, Ghali, non possono non essere menzionati gli inossidabili Swans, con il loro classico assedio di quasi due ore, aperti dalla conturbante e altrettanto selvaggia Anna Von Hausswolff che li segue in tour.
Difficile menzionare tutti gli artisti, anche perché tra sovrapposizioni ed eventi di apertura e chiusura non si riesce a seguire tutto. Club To Club permette a tutti di fare il proprio percorso. Anche tralasciando o quasi i classici, come Laurent Garnier, Motor City Drum Ensemble e Jon Hopkins che scendono più di tutti a patti con il pubblico dai gusti meno ricercati, ci si può assaporare in una situazione più raccolta qualcosa di nuovo, dall’eclettico set a tutto campo di Caribou aka Daphni al live tra selezione e rielaborazione di tracce hip hop di Clams Casino, producer di punta della scena americana.
Meritatissima la promozione sul palco principale per Powell che con la sua spigolosissima elettronica industrial si guadagna la giusta vetrina. Lo stesso discorso vale ovviamente per Andy Stott che ormai non ha più nulla da dimostrare, ma come premio ha avuto l’onore di chiudere la notte del palco principale del venerdì, oltre che l’arduo compito di riportare tutto sulla terra dopo gli Autechre.
Sull’altro palco, sempre nella serata di venerdì, Club to Club ci regala un viaggio molto eterogeneo tra diverse sonorità contemporanee degne di nota attraverso la talentuosa diciottenne svedese Toxe, un set molto r’n’b di Mura Masa, accompagnato da una vocalist, la retrospettiva electro del progetto Fatima Yamaha di Bas Bron, e poi ancora il visionario Koreless. C’è molta attesa – ottimamente ripagata – per la prima italiana dei finlandesi Amnesia Scanner, protagonisti di uno degli EP più potenti dell’anno. Non tutti riescono a entrare subito in Sala Gialla, ma qualcuno dei più pazienti se non altro riesce a godersi il finale in crescendo con le tracce più note del duo.
Sempre nel variegato mondo del venerdì in Sala Gialla, ci si avvicina al mattino con un alleggerimento di atmosfere che dalla surriscaldata dance hall di Gaika si sposta sulle ipnosi più claustrofobiche degli One Circle. Lorenzo Senni, appena approdato su Warp, Daniele Mana, a.k.a Vaghe Stelle e Francesco Fantini, a.k.a A:RA avrebbero poco da dimostrare, ma stupiscono tutti accogliendo a sorpresa sul palco la Dark Polo Gang, collettivo di giovanissimi rapper romani diventato un caso sul web, non certamente per meriti musicali e intellettuali, ma per un immaginario e un’estetica molto trash e genuina, per usare un eufemismo. Tutto molto improbabile, per una scelta che ha fatto discutere, ma che in realtà contribuisce a dare un tocco di estemporanea leggerezza molto internazionale (e a suo modo contemporanea) a un festival che definire elettronico sarebbe ormai riduttivo.
Avere tre o quattro festival del genere ogni anno forse sarebbe chiedere troppo, ma grazie a Club To Club, almeno, una volta all’anno, ci si sente davvero in Europa.
*Foto di copertina tratta dalla pagina Facebook di Club To Club