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La sera prima dell’inauguration speech di Trump, i Gorillaz pubblicano – ed è proprio questa la motivazione – la loro nuova canzone, “Hallelujah Money”. Per marcare un momento storico importante.
Più che una song, un’opera destrutturata che sta tra la litania e il gospel, un canto nero (e infatti lo intona Benjamin Clementine) senza ritmo apparente: un tenue rullatino si ode solo per pochi secondi all’inizio e dopo il minuto 3:00, e per il resto solo qua e là fa capolino qualche battito sintetico di mani e di charleston, ma niente cassa. E questa è davvero una novità per i Gorillaz, sempre alfieri di musiche che fanno battere il piedino.
Sotto alla voce ipnotica di Benjamin, la struttura melodica di quella che certamente è una canzone di Albarn, rimescolata e destrutturata dalla band.
Non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che i Gorillaz ci sorprendono.
Gran canzone.
(Paolo Bardelli)