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Per l’atteso settimo LP dei Dirty Projectors, in uscita il 24 febbraio su Domino il progetto nato a Brooklyn nel 2002 è tornato a essere a tutti gli effetti un progetto a immagine e somiglianza del suo fondatore David Longstreth. Il songwriter, produttore e polistrumentista è andato a vivere sulla costa opposta a Los Angeles, per realizzare in solitudine il seguito dell’ottimo “Swing Lo Magellan” del 2012. La co-vocalist Amber Coffman ha lasciato per seguire la sua carriera solista la band, oggi formata da Haley Dekle, Nat Baldwin, Olga Bell e Michael Johnson. Anticipato dai brani “Keep Your Name”, “Little Bubble” e “Up In Hudson”, il primo album self-titled di una delle formazioni più originali della scena di Brooklyn, ad ascoltare i primi due estratti, sembrava deviare su territori soul/R&B, tra minimalismo e autotune, rispetto alle inebrianti atmosfere wave/psych-pop dal retrogusto caraibico che ne hanno segnato l’ascesa nell’ultimo decennio.
Come abbiamo scritto per presentare il terzo estratto, più in linea con le loro sonorità, uscito nei giorni dell’avvicendamento tra Obama e Trump, si è chiusa idealmente un’era i Dirty Projectors hanno saputo accompagnare come pochissime altre band contemporanee.
Se ne aprirà un’altra anche per Longstreth?
Questa è la foto che abbiamo scelto per dedicare ai Dirty Projectors la nostra cover di Febbraio 2017 su Facebook, su Twitter e su Google+