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La capacità evocativa è una delle caratteristiche più importanti in una canzone. Solitamente questa attitudine deriva a posteriori per l’associazione temporale con quando la si ascoltava, altre volte è proprio una caratteristica in sé. “Burning Bush” dei 16 Horsepower fa parte di questa seconda categoria. Fin da quando la scoprii – nascosta in un cd-compilation che Il Mucchio regalava agli abbonati, nel lontano 2000 – “Burning Bush” mi ha immediatamente traslato in un altrove. Dove esattamente è difficile dirlo, ma l’album stesso dei 16 Horsepower da cui è tratto (“Secret South”) ci dà qualche ulteriore indizio.
L’atmosfera è crepuscolare, quasi malata, e nel testo si cita un fiume, che sia il Mississippi?
I seen you in the river
Before God and man
Held by the holy hand of winter
Laid low by winter’s holy hand
Se si valutano solo le sensazioni siamo su una veranda di una casa di legno, con il Mississippi in lontananza, appunto. Il secolo non può che essere il 18°. Potrebbe essere la storia di un’infanzia negata.
La voce di Edwards raggiunge picchi nickcaviani, la bruma che emerge dal pianoforte cristallino è l’humus del quale si nutre questa evocazione che pare una seduta spiritica.
E si è dunque arrivati ad evocare quasi i fantasmi… una canzone singolare, convenite?
(Paolo Bardelli)