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Al momento dobbiamo constatare, con una punta di rassegnazione, che la musica cosiddetta ‘alternativa’ italiana si è chiusa in un ripetersi di pacchetti predefiniti di melodie, situazioni ed emozioni, osando poche volte sfruttare a pieno le potenzialità che la musica e la lingua italiana offrono.
Quindi l’emergere di un progetto come Waiting for Godzilla non può che far tirare un sospiro di sollievo ed entusiasmare gli appassionati di sonorità più ‘impegnative’ ed elettroniche.
“La stirpe della cassa distorta”, EP d’esordio del duo di stanza a Bologna, nonostante sia stato completamente autoprodotto e registrato tra le mura domestiche è un lavoro di una qualità incredibilmente alta rispetto alla massa di dischi italiani che escono ogni giorno.
Un aggressivo spoken word recitato dentro architetture di glitch music: un suono apocalittico che sembra voler accompagnare in un ultimo ballo un’umanità allo sbando in attesa, appunto, che un Godzilla si manifesti (“ed è Hiroshima per me, Hiroshima per me: Hiroshima nell’esaurimento, Hiroshima nel cacciabombarda, Hiroshima nel Rojava, Hiroshima per l’isola di Lesbo, Hiroshima nel sistema carcerario, Hiroshima per sagittari spersi dentro anoressici campi d’avena […]”)
Nonostante le premesse non facciano pensare ad un’opera di facile fruizione (spoiler alert: non lo è!) la compattezza delle musiche e dei testi rendono “La stirpe della cassa distorta” una graditissima sorpresa e, senza dubbio, una delle uscite più interessanti di questo inizio del 2017 italiano.
Il percorso dei Waiting for Godzilla è appena all’inizio ma aspettiamo con ansia la loro prossima uscita.
(Matteo Mannocci)