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La carriera di Cesare è straordinaria anche solo considerando il percorso recente. Sono pochi, infatti, gli artisti che possiedono una cifra stilistica del tutto personale e non si fermano a darle da bere e da mangiare giusto perchè esista e si trascini sicura e capace di accontentare chi la ama. È peculiarità di verace autenticità artistica la capacità di sostare un po’ e poi imboccare altri sentieri, facendo tesoro di quanto incontrato e vissuto.
“Sette Pietre Per Tenere Il Diavolo A Bada” del 2011 si può considera punto di arrivo e nuovo starting point di Cesare. Il ritorno in Sicilia dopo aver vissuto a Milano, l’apertura totale agli odori, all’energia e ai modi della propria Terra Madre vengono tutti da lì. La scrittura in siciliano e toni musicali “popolari” e terrigeni infrangono gli argini della scrittura in “Cesare Basile” e “Tu Prenditi Tutto L’Amore Che Vuoi E Non Chiederlo Più”, fasi di assestamento per riappropriarsi di quanto è nelle profondità dell’anima da sempre.
Se, in precedenza, il siciliano poteva in qualche modo rendere meno immediato lo stacco emotivo denso e oscuro della “nuova” musica di Cesare, ora tutto è organico, naturale, come una radiografia dell’anima dell’umanità tutta. Il fluire di sonorità del sud del mondo, desertiche, ferali, sono indissolubili legami con le storie narrate: donne in tempesta per amore e vendetta, derisi e sfruttati, la sorte che gioca con tutti e non gliene importa, gli inferni auto costruiti di chi è grato del potere che lo schiaccia. Mentre tutto scorre, inesorabile, con l’arte chiusa in un angolo, ma mai doma, che sorride amara e i cui occhi scuri guizzano nel rosso ambrato della violenza che ogni secondo di vita reca con sè.
80/100
Giampaolo Cristofaro