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Anno dopo anno, disco dopo disco, Dylan Baldi si sta sempre più imponendo come autore di primo livello e i suoi Cloud Nothings diventano sempre più convincenti. Pur esplorando territori sonori appena meno abrasivi dei due precedenti capitoli, il nuovo “Life Without Sound” lascia ugualmente il segno.
In un momento che forse segna la maggiore maturità stilistica di Baldi e del trio statunitense, non ha caso arriva questo lavoro che da un certo punto di vista pare la summa dei precedenti dischi. Un misto tra la leggerezza pop punk del disco omonimo e il suoni ruvidi che hanno caratterizzato “Attack on Memory” e “Here and Nowhere Else”. In realtà tutti questi paragoni con il passato più o meno remoto rimangono quanto mai inutili. Fondamentalmente perché ci troviamo davanti ad un autore che sa ormai bene come comporre un brano ben riuscito, a prescindere da generi e sottogeneri. “Life Without Sound” in fondo trova la sua grandezza in questa semplice, e forse banale, considerazione. La caratteristica di tanti brani di quest’ultimo lavoro è quella di essere diretti e ben centrati, fatto non nuovo nel mondo musicale dei Cloud Nothings.
In questo senso è abbastanza diverso il piglio dato dall’iniziale “Up the Surface”, ma bastano pochi minuti per arrivare a una serie di brani a presa rapida, come “Things Are Right With You” o “Modern Act”, primo singolo che ha anticipato l’uscita del disco. Il livello rimane altissimo con “Darkened Rings”, “Enter Entirely” o il devastante finale di “Realize My Fate”.
80/100
Francesco Melis