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Figlia di padre inglese e madre di Hong Kong, Emma-Lee Moss ha già pubblicato tre album in studio. Nel 2009 “Firts Love”, ironico esordio anti-folk contenente il singolo “Secret Circus”, nel 2011 “Virtue”, scritto tra New York e Los Angeles e, lo scorso marzo, “Second Love”, il suo ultimo che presenterà in due date. Emmy The Great sarà infatti sabato 1° aprile al Twiggy di Varese e domenica 2 aprile al Mattatoio di Carpi. Per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con lei.
Ciao Emmy, sono passati cinque anni dal tuo ultimo lavoro. Come mai questi cinque anni di silenzio? Ti sei dedicata a qualche progetto particolare?
Dopo il mio secondo album, ho scritto due colonne sonore e iniziato a lavorare a “Second Love”. Ho impiegato molto tempo per tirare su i soldi necessari per realizzare il disco. In realtà nel 2015 era già pronto ma ho dovuto aspettare un altro anno per una scelta dell’etichetta legata al calendario delle sue uscite.
Com’è nato “Second Love”. A un primo ascolto si avverte l’idea di avere a che fare con l’album più maturo e consapevole della tua carriera…
Il disco è stato il risultato dell’inseguimento di un’idea in giro per il mondo. Mentre lo realizzavo mi ero trasferita a Los Angeles, poi sono andata a vivere a New York. Ho seguito ogni idea che mi passasse per la testa e imparato tante cose nuove, a livello tecnico. Ma di fatto mi sentivo una straniera in ogni nuova città. Dovevo capire di volta in volta chi ero e cosa stavo diventando, così ho passato un sacco di tempo ad ascoltare le altre persone cercando di trovare sempre qualcosa di nuovo da imparare.
Se dovessi spiegare quindi la differenza principale tra il “First Love” di Emmy e il “Second Love” di Emmy, cosa diresti?
Beh, la differenza principale è che sono passati otto anni!
In questo album hai lavorato con Ludwig Grandson, Dave McCracken, e diversi musicisti come Tom Fleming dei Wild Beasts e Fyfe Dangerfield dei Guillemots. In che modo hanno plasmato le sonorità di “Second Love”?
In attesa di trovare budget e tempo per le sessioni in studio, sono finita a lavorare sulle canzoni in diversi luoghi portando le mie tracce in giro sul mio portatile. Sono stata molto fortunata di aver incontrato queste persone. Ludwig, Dave e Neil Comber, che si è occupato del mix, sono stati i tre pilastri di questo lavoro. Dopo aver viaggiato e messo insieme tutti gli spunti e le idee necessari, grazie a loro sono riuscita a ricomporre e armonizzare tutto il materiale che avevo.
Quindi non vivi più a Londra? Qual è il legame artistico di una ragazza trentenne come te in una città come Londra, oggi? Se hai ancora un legame artistico.
Al momento vivo a New York…e ho 33 anni! Amo New York come si ama un amante, offre tante promesse e tutti lavorano al massimo. Londra la amo come si ama un parente di cui ci si preoccupa e ci si prende cura. È una città così piena di stimoli ogni volta che ci ritrovo. Purtroppo molte persone sono mandate via da determinate aree per l’aumento del costo degli affitti e molte zone della città che amo, vedi Soho, rischiano di essere trasformate in sterili spazi di “sviluppo” urbano. I londinesi sono ostili a tutto ciò, è gente cool e creativa. Ciò che mi preoccupa è che queste persone perdano gli spazi per far crescere e prosperare la città
A proposito di Londra, avresti delle band o degli artisti emergenti che ti piacciono e che ti sentiresti di consigliarci?
Il mio amico Ash, producer che ha appena lavorato, tra i tanti, per gli album di Thurston Moore e dei Mumford and Sons, ha una band, gli Emperor Yes. Fanno canzoni che parlano di scienza e storia, e una delle loro canzoni più note, è tra i brani più in voga nei podcast in UK. Mi fanno impazzire.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Nel film “Waterworld”.
Ti prepari a queste due date in Italia. Hai dei ricordi particolari legati all’Italia?
I miei genitori stavano per divorziare dopo una vacanza in Italia quando avevo 12 anni. Continuano a perdersi guidando tra campi fioriti e cose del genere e ciò stava per mandare a rotoli il matrimonio. Io passai quella vacanza guardando Cartoon Network e disegnando i protagonisti dei cartoni sul mio block notes. Ho ancora quel block notes e credo proprio di aver fatto dei bei cartoni.