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L’ultima volta che ho visto i Drink To Me live fu nel lontano 2012, sempre al Locomotiv all’interno dell’Indie Pride. Ricordo con piacere quella serata e soprattutto quella scoperta. Erano forse gli unici 4 scemi a fare dell’electro cantata in inglese e ci riuscivano molto bene, forse un attimo fuori tempo massimo (un progetto del genere, lanciato ora sicuramente avrebbe dato esiti decisamente diversi) ma ahimè, si sa, in Italia, da sempre, chi non canta in italiano ha la penalità acquisita in partenza (e guarda un po’, Marco Jacopo Bianchi, oggi titolare del progetto Cosmo, nonchè frontman dei DTM, questa cosa l’ha capita bene).
Formazione ridotta (synth, voce e batteria) e solo due elementi ‘originali’ della band, salgono sul palco con la solita carica che li ha sempre contraddistinti. Il suono è bello potente e ha quel qualcosa che, anche se non conosci i pezzi, ti fa muovere per forza. È dance ma non lo è, è electro ma senza le tastierine 80’s. Marco, come sempre, tiene il palco in maniera perfetta. Balla, canta, parla e scherza, si butta in mezzo alla gente, abbraccia e ancora balla e balla. Ed è questo il loro bello, nonostante sembri musica facile, indie-pop da ballo senza pensieri (pezzi come “Future Days” rimangono tuttora attualissimi), i testi sono scritti col cuore e con l’anima, come quello di Twenty-Two, chiusura del tiratissimo e divertente live, dedicato ad un amico scomparso un paio di anni fa.
Forse avremmo avuto bisogno di più gruppi come i Drink To Me negli anni 00, forse ne avremmo avuto bisogno ancora oggi, but even if we (‘re gonna) miss you (tanto per citare) non vi dimenticheremo.
Foto di Chiara Viola Donati (Instagram: @chiaraviolenta)