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I Beach Fossils nella loro data romana al Monk (una delle tre previste per il mini tour italiano) hanno dimostrato di essere in ottima forma e di aver raggiunto una maturità stilistica che gli consente di staccarsi dalle sonorità dei primi lavori, pur non rinnegando assolutamente il sound che ha contrassegnato tante band della Captured Tracks. Ma probabilmente, ora come ora, ha maggior senso parlare di un gruppo che continua a raggiungere sempre di più una notevole maturità compositiva. Il live quindi è il risultato di un ottimo bilanciamento tra le sonorità più acustiche di “Somersault” e i brani che hanno fatto conoscere la band statunitense.
Il pubblico, nonostante sia un martedì settembrino a Roma con tanto di partite di coppa a fare da deterrente, ha risposto in modo convinto sia numericamente che dal punto di vista dell’entusiasmo a quello che era il primo vero appuntamento della nuova stagione del Monk. L’attacco del conerto è stato tutto rivolto al passato: tra “Generational Syntetic” e “Shallow” è facile per i Beach Fossils scaldare l’atmosfera. Ovviamente grande spazio alla produzioni più recenti, tra cui spiccano per diversità “This Year” e “Saint Ivy”. I momenti più applauditi forse rimangono “What a pleasure” e “Careless”. E non ci si può dimenticare del divertente siparietto, con una sorta di “angolo cover” e una versione goliardica di “Smells like teen spirit” (con ospite il cantante dei Nervous Condition, gruppi inglese che si è esibito come opening, presentato come “Liam Gallagher”) prima dell’ultimo bis “Daydream”, degna conclusione di una bella serata festosa di un inizio settimana di settembre.
La foto di Chiara Viola Donati è tratta dal photo report della data bolognese di lunedì 11 settembre.