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Niente virtuosismi, per quelli dovevate arrivare in tempo per il gruppo spalla, i Nervous Conditions, col loro kraut urlato col sax buttato un po’ ovunque. Interessante sì, forse da sentire in seconda serata con qualche grado alcoolico in più e la voglia di pogare.
I Beach Fossils rimangono senza troppe pretese. Visti l’ultima volta nel 2013 ancora terribilmente acerbi ma trascinanti, in data 11 settembre 2017 continuano a non spiccare forse per originalità (alcuni riff live assomigliano molto ai primissimi DIIV o forse si sono sempre scopiazzati a vicenda e scambiati membri, non ricordo, ma tutto ok e normale) ma continuano a sorprendere per la carica che mettono ed ispirano durante i live.
La gente canta e balla cose che non ricordavo esistessero, echi degli anni in cui l’indie rock la faceva da padrone. Dustin Payseur e compagni se ne accorgono subito e iniziano il loro piccolo spettacolino tra sorsate di vodka liscia e ‘special guests’ sul palco (‘faremo una cover di un gruppo incredibile, gli Oasis, questa è Wonderwall’ e parte Smell Like Teen Spirit dei Nirvana, canzone della quale nessuno di loro ricordava il testo ma niente, è bastato un nanana a tempo per caricare i presenti) e tra un pogo e l’altro, nonostante la stanchezza da ‘sono finite le ferie’ si consuma anche questo lunedì sera, inaspettatamente carico e sudaticcio. L’indie rock sarà anche morto, ma credetemi, i Beach Fossils no.
Report e foto a cura di Chiara Viola Donati (Instagram: @chiaraviolenta)