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Sono nata nel 90, in un giorno di pioggia di aprile. Oggi è settembre ma fa lo stesso. Katie Crutchfield, in arte Waxahatchee, è uno di quegli spiriti provenienti dagli anni ’90 che probabilmente ci rimarranno per sempre. Non lo dico con cattiveria sia chiaro, lei ci calza a pennello con quello stile un po’ trasandato chic che solo gli americani sanno portare come si deve senza sembrare il barbone che vive nella panchina sotto casa e quei riff di chitarra che le Hole avrebbero pagato oro, solo per.
Il live inizia supportato dalla gemellina Allison, un po’ il prolungamento naturale della più conosciuta sorella. Sembra di ascoltare le b-side dei dischi di Waxahatchee, fatto che regala un po’ di effetto doppelganger alla serata.
Con la stessa formazione (con Allison annessa) sale poi sul palco Katie che parte subito a presentare live i pezzi del disco uscito ad aprile sempre per Merge Records, ‘Out In The Storm’. La linea base rimane la stessa dei dischi precedenti, un mix tra folk, grunge, indie american style e quella voce che ricorda un po’ Courtney Barnett ma dai toni e dall’attitudine decisamente molto più femminile. Katie canta, suona e sventola i lunghissimi capelli ricci sul palco, sembra timida ma dal viso traspare una sorta di elegante fierezza, gliela si legge negli occhi e la si coglie nei suoi testi. Riot girl sì, ma senza quella inutile violenza di quelle odierne, perchè non serve sempre urlare per farsi capire. E così, diretta e semplice, risulta perfetta per quel venerdì sera piovoso di inizio autunno tra una birretta artigianale e l’altra, in quella parte di Carpi, il ‘Mattatoio’, dove è sempre un po’ Brooklyn