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I Districts sono una band di quattro giovani musicisti da Lititz, Pennsylvania, con il nobile intento di riportare l’indie-rock americano ai fasti di metà anni zero. Il loro terzo album “Popular Manipulation” è l’arrivo di un percorso che ha visto tre quarti del gruppo crescere insieme, dal liceo alle prime prove negli scantinati di casa. Rob Grote (voce e chitarra), Connor Jacobus (basso) e Braden Lawrence (batteria) con la new entry Pat Cassidy alla chitarra si sono ritrovati a metà 2016 per lavorare sui nuovi brani nella maniera più personale possibile con l’ausilio di John Congleton (St Vincent, Wild Beasts) in fase di missaggio e produzione.
Le undici canzoni scelte per il disco sono molto dirette e splendidamente eseguite, alternando – in un background plumbeo che narra di perdita della fede, distanza tra persone e futuro incerto – i muri di chitarre antemiche della interpoliana “Airplane” ai bozzetti acustici nu-folk cantati in falsetto di “Why Would I Wanna Be”. La confidenza nei propri mezzi è al massimo livello, e la tripletta di brani iniziali lo dimostra appieno: “If Before I Wake” con il suo incedere marziale di taglio new-wave; “Violet” dalle sonorità più recenti dei Grizzly Bear (ottimo il crescendo ritmico e l’arrangiamento di synth), per finire con quella che potrebbe diventare la canzone più importante dei Districts, una ballata amara e trascinante che risponde al nome di “Ordinary Day”: “An Ordinary Sunset/ An Ordinary Day/ An Ordinary Sunset/ I’ll Let You Down Again/ On Your Own I’d Let You Fall Down/ In A Garden Full Of Bees/ On Your Own Picking Through Lilacs/ Covered In Gold And Kicking Through The Bellyache“; punto focale dell’intero lavoro, si sente che il gruppo ha dato tutto, in una tensione altalenante tra musica e cantato che stupisce e una linea di basso memore degli U2 di “The Unforgettable Fire”.
Ma “Popular Manipulations” non è solo questo, “Point” è un altro inno fragoroso con un refrain di chitarra a presa rapida e “Rattling Of The Heart” una grande performance vocale di Grote e riprova di come si possano scrivere ancora grandi brani rock senza essere banali. Altrove vengono fuori influenze britanniche, quali i Radiohead stile “Karma Police” in “Fat Kiddo” e i Suede nella conclusiva “Will You Please Be Quiet Please”. Certo il livello di somiglianza con i sopraccitati e altri gruppi come The Killers e Wolf Parade è abbastanza elevato, ma i Districts hanno tutte le qualità per puntare in alto e l’energia giusta per sorprenderci anche con i prossimi lavori: nell’immediato però c’è l’unica tappa italiana, il 15 Settembre al Serraglio di Milano.
76/100
(Matteo Maioli)