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Un progetto come quello di Elle Mary & The Bad Men merita di essere conosciuto, in particolare in Italia, dove anche con un buon esordio nel 2014 si è parlato ancora troppo poco di questa band. Tutto ruota intorno allo spirito blues e al folk estremamente curato e poetico di questa ragazza di nome Elle Mary.
E anche lo stile del nuovo lavoro “Constant unfailing night” ricalca quello che aveva dagli inizi caratterizzato il gruppo. Ci troviamo dinanzi ad una band che vuole a tutti i costi portare in auge il suo spirito “alla Edgar Allan Poe”. Forse lo scrittore è proprio la chiave per capire l’essenza di questo gruppo. Prendiamo ad esempio un passo de “Il Pozzo e il pendolo”, celebre racconto dello scrittore, per parlare proprio del suono ricercato dalla band: ” All’improvviso ritrovai il suono e il movimento, il modo tumultuoso del cuore e, all’orecchio, il suono dei suoi battiti. Poi una pausa, nella quale tutto era vuoto. Poi di nuovo il suono, il movimento e il tatto, una vibrazione, un formicolio che si sperdeva nell’essere”. Le parole di Poe colpiscono, diciamocelo chiaramente, più del disco, che comunque rimane una buona prova non solo musicale, ma appunto – come dicevamo prima – di stile.
Proprio la capacità di portare avanti un sound e dei testi molto personali avvicina il gruppo ad ogni tipo di ascoltatore, e infatti non si riesce espressamente a catalogare questo disco in un genere predefinito. Nel 2017 è forse iniziata una nuova stagione piena di dischi che partono da vicende estremamente personali, legati indissolubilmente ai propri autori. Anche se con belle differenze, possiamo legare Elle Mary al nuovo lavoro di Mac Demarco o al lavoro degli Alvvays: fare un disco seguendo una un vero schema vitruviano con l’artista come misura di tutto ciò che lo circonda.
Questo è un nuovo e straordinario passo, pensateci un po’: alla fine è come entrare disco dopo disco in una villa lontana e buia e trovarsi davanti il proprietario di casa che spiega la storia di quelle mura. Certamente al primo impatto la cosa può sembrare inquietante, ma dopo qualche minuto di ascolto la nostra mente capisce di trovarsi davanti ad un vecchio compagno, come un sogno ricorrente che da tutta la vita ci perseguita.
I pezzi nel disco ci fanno immaginare le sembianze di questo padrone di casa che ci accoglie, la sua voce è flebile come le chitarre che accompagnano ogni pezzo e la dolce voce di Elle. Ogni brano, dal primo all’ultimo, ha un’atmosfera scura, elettrica e ricca di fascino.
Alcuni anni fa andava di moda dire che il rock è morto, il punk è morto, il jazz è morto, il blues è morto, tutto è morto. Oggi riconosciamo che quelli erano solo sciocchi pensieri di inizio millennio ed è come se tra tutte quelle carcasse fosse sbocciato qualcosa, una consapevolezza più forte della morte stessa.
Il disco è una prova superata e anche se ancora troppo acerba in alcuni punti, è comunque un forte spunto di riflessione per molti aspetti, e se questa sera rileggerò qualcosa di Poe, forse è stato proprio merito di Elle Mary e dei suoi cattivi ragazzi.
67/100
(Gianluigi Marsibilio)