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L’ultima settimana raccontata in sette robe da ascoltare e da vedere.
#7. The Academic: una buona idea salva dalla nullità
Se una band musicalmente inutile come questi The Academic finisce sulla top 7 settimanale di Kalporz un motivo c’è. Ed è questo: hanno avuto una bella idea per lanciare il loro ultimo video musicale. Non svoglio svelare nulla, se non presentarlo così: i The Academic potrebbero essere gli eredi degli Ok Go (ve li ricordate?)
#6. Un piacevole ritorno, riecco i DMA’s
Era riuscito abbastanza bene il bislacco esperimento di questo trio australiano, che l’anno scorso aveva fatto uscire un disco d’esordio brit-pop, praticamente una ventina d’anni di ritardo (“Hills End“). Il nuovo singolo lanciato qualche giorno fa conserva ancora quell’impronta. Ne godranno i nostalgici.
#5. St Vincent, la seduzione
Annie Clark è pronta a tornare. La prossima settimana finalmente potremmo ascoltare il nuovo “Masseduction”. Su Kalporz è in arrivo anche una piccola sorpresa che non vediamo l’ora di svelare, ma nell’attesa godiamoci questa sua esibizione da Colbert, praticamente a capella. Bentornata Annie.
#4. Toh, chi si rivede: i Wolf Parade
Ah questa settimana è uscito pure il nuovo album dei Wolf Parade. Siamo in pochi ad averlo notato ma è così. Si chiama “Cry Cry Cry” e temo non sia una roba indimenticabile, almeno a giudicare dai miei primi ascolti distratti. Ma vabbè, in top 7 ci finiscono lo stesso.
#3. Il nuovo-vecchio disco di Sharon Van Etten
Sono tra quelli che si innamorarono di Sharon Van Etten al momento di “Are We There“, nel 2014. Questa settimana è stata annunciata la ristampa del suo disco d’esordio “Because I Was In Love”, uscito nel 2009. Per chi, come me, allora non la conosceva, è un bel regalo.
#2. Queen Kelela
È da sempre una delle poche “cose” black che riesca ad ascoltare apprezzandone da subito la fattura. Anche l’ultimo disco, uscito in settimana, sta ritagliandosi uno spazio importante tra i miei ascolti. Oh, a volte capita.
#1. Alessandro Cortini
È uscito il nuovo album di Alessandro Cortini ed è un’opera commovente. Non saprei come altro descriverla se non così. La voce dei suoi familiari, campionata da vecchie registrazioni su cassette e vhs, fa da sfondo e da tessuto narrativo a composizioni elettroniche quanto mai umane, capaci di regalarci livelli di empatia che non ricordavo da tempo. Il disco si chiama “Avanti” e penso che riempirà i miei ascolti da qui alla fine dell’anno.