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Nel magico mondo dell’internet capita che nascano e crescano fenomeni, ma sicuramente uno dei più interessanti è quello della vaporwave, un vero e proprio ecosistema, con infiniti sottogeneri, etichette, ascoltatori in ogni parte del mondo.
E capita che nella tua stessa città cominci a farsi largo a colpi di palme e tristezza un artista che fa uscire i suoi dischi in cassetta, floppy e vhs; che senza aver mai suonato all’estero vanta più estimatori negli altri continenti che in patria; che in 2 anni ha fatto uscire almeno una cinquantina di album digitali.
Questo curioso personaggio risponde al nome Zabuba Nevreski, ed il suo progetto Quadrato X, o meglio ☒. Siamo andati a stanarlo per farlo rispondere alle nostre domande e farci fare una mini-lezione sulla vaporwave.
Ciao, dicci chi sei e cos’è il progetto Quadrato X
Sono Zabuba Nevreski e produco musica come Quadrato X dal 2015. Questo progetto doveva essere un side project della mia altra avventura musicale, Corkscrew No 4453556, e si chiama così perchè rappresenta la sovrapposizione delle mie iniziali, Z e N.
All’inizio ho provato a fare synthwave, ma con scarso successo; allora ho iniziato a fare vaporwave, vaportrap, per finire a sperimentare tutti gli infiniti sottogeneri della vapor e unendo generi completamente a caso, dalla drone alla classica unita al trip hop…
Parlami della scena vaporwave italiana: quando e come nasce?
Beh, ufficialmente si può dire che la scena italiana nasca il 25 Settembre 2015, alla primissima Vaporwave Night a Calenzano (Firenze), che fu la primissima serata vaporwave in Italia. A suonare c’erano dei bei nomi, anche non essenzialmente vapor: Android Apartments, che fa future funk; Starloma, che è entrato in Vaporwave Essentials per due anni di seguito e che ritengo uno dei migliori artisti italiani del genere; Combo Reseller, che purtroppo ora ha smesso e fa ambient.
Da quella sera è nata davvero la scena vaporwave italiana, da lì abbiamo iniziato a fare più serate in tutta Italia. Tranne al Sud, stranamente, è impossibile trovare un locale.
La vaporwave nasce, cresce e vive su internet: questo ha fatto sì che avesse un carattere e una diffusione davvero mondiale e non legata ad una nazione d’appartenenza; come vivi questa internazionalità?
Personalmente trovo bellissima questa cosa! Purtroppo in Italia è ancora troppo accostata ai meme, però all’estero è presa molto sul serio. Ci sono un sacco di gruppi incentrati anche solo sulla vendita di cassette, un mondo allucinante nel quale girano quantità di soldi che non ti aspetteresti.
Io ho più fan all’estero che in Italia, per la maggior parte in Australia o in America! E anche le relazioni tra artisti di vari paesi sono molto belle, e tranquille. Ci sosteniamo a vicenda, collaboriamo, compriamo uno i dischi o le cassette dell’altro, facciamo crescere la scena.
Parliamo un po’ della tua discografia. O meglio, della tua enorme discografia. Dato che è troppo grande per parlarne nel dettaglio, quali pensi che siano i punti salienti?
La mia discografia è enorme per un motivo: sto raccontando una storia, di cui ogni album rappresenta un capitolo, dal primo che ho fatto.
L’album a cui tengo di più è Compuer Shaman; ci ho messo un sacco di tempo a comporlo e a trovare artisti con cui collaborare. Tra l’altro c’è anche anche una campagna crowdfunding per riuscire a stampare il disco in vinile. In questo lavoro ho unito un sacco di generi: dallo stoner rock alla vaporwave, synthwave, trap, new age…
Un altro album a cui tengo moltissimo uscirà il primo Dicembre per la Business Casual e poi in cassetta verso Aprile, 1995. Qui ho collaborato con Giacomo Rento, il chitarrista degli Storm{o}, Laura Iacuzio voce dei rev rev rev, ed anche qui ci ho infilato un sacco di generi: principalmente shoegaze e poi ambient, vaportrap, noise, synthwave, momenti alla Billy Idol.. a caso.
Ma pensi di far uscire una raccolta per far avvicinare le persone al tuo catalogo?
Ti dirò, esiste già una raccolta! L’ho fatta uscire per Seikomart, in cassetta e cd. Si chiama “The Best Of”, 17 tracce prese da 17 dischi. A breve dovrebbe anche esserci una ristampa, sempre su Seikomart.
Parliamo un po’ dei tuoi live: com’è un tuo set?
Io nei live mi porto un Machintosh SE modificato, con dentro un iPad che si collega ad un Chaos Pad, che a sua volta si collega ad un synth che ho costruito io dentro ad un Commodore, essenzialmente è circuit bending mischiato ad una drum machine. Con questi faccio, praticamente, improvvisazione, mentre faccio partire traccie audio dall’iPad.
Di esperienze particolari posso dirti che suonare prima di Blank Banshee è stato emozionante ed una grande soddisfazione; tra l’altro Banshee è una delle persone più simpatiche che abbia mai conosciuto. Ma in ogni caso le soddisfazioni più grandi ce le ho con le Vaporwave Nights che organizziamo in giro per l’Italia, ormai abbiamo chiamato quasi tutti quelli della scena italiana, stiamo andando avanti molto bene e ne siamo supercontenti.
Data anche la dimensione molto narrativa della tua musica, immagino che tu prenda ispirazioni da fonti molto diverse…
Prendo ispirazione un po’ da tutto, da quello che mi vedo, che vivo… qualsiasi cosa può ispirarmi per un album, e a quel punto devo chiudermi a comporre e registrare e non esco finchè non è tutto finito.
Però posso dirti che guardo molti film anni ’80/’90, poi avrei un libro da consigliare che mi ha ispirato tantissimo: “Babbling Corpse” di Grafton Tanner, un saggio sulla vaporwave veramente bello. O anche libri cyberpunk…
Poi, ad essere sincero, ascolto poca musica, perchè di solito sono impegnato a farla, e quando finisco un disco passo le 2-3 settimane dopo ad ascoltare unicamente quello per limarlo alla perfezione.
La domanda definitiva: ma la vaporwave è solo ‘aesthetic’, un meme, o è qualcosa di più?
No, assolutamente, la vapor è molto di più. La vaporwave è emozione, è nostalgia per il passato, per le promesse non realizzate che ti hanno fatto… quando dicono ‘la nostalgia di un passato futuro che non è mai esistito’ è proprio questo: quel futuro splendido che ti hanno promesso è arrivato, ed è orrendo. Ed è per questo che esiste la vaporwave, per tornare indietro e ritrovare la speranza che una volta c’era, ed adesso non c’è più. Nostalgia futurista.
(Matteo Mannocci)