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Milano, 12 novembre 2017, ore 21.15. In un mese gelido dal punto di vista climatico ma rovente da quello musicale, Indipendente Concerti porta sul palco del Santeria Social Club gli Spoon, nella loro unica data italiana. Già, gli Spoon. Chi sono costoro?
Semplicemente una delle band più importanti dell’alternative rock americano degli ultimi vent’anni. E su questo, chiedetelo a qualsiasi appassionato, ci sono ben pochi dubbi.
Tutti quelli che, incuranti di vento, freddo e pioggia, hanno sconfitto l’indolenza domenicale per affacciarsi alla porta del Santeria (sound e location da 10 e lode) sono stati ampiamente ricompensati. In un’ora e mezza, che sembra scorrere in un lampo, la band capitanata da Britt Daniel concentra tutto ciò che, a parere di chi scrive, incarna il lo spirito e l’essenza di un concerto rock che si rispetti.
Il pubblico milanese urla, fischia, si spella le mani, seguendo il ritmo caustico delle canzoni, proposte di frequente senza pause. E sono reazioni che non capita di vedere spesso nel capoluogo meneghino, neanche di fronte ad artisti ben più famosi e acclamati.
L’esibizione nell’esibizione del cantante degli Spoon meriterebbe una recensione a parte.
Presenza scenica e pathos sono a dir poco inarrestabili, mentre la voce, nasale e strascicata, offre diverse sfumature per ognuno dei brani in scaletta, senza mai cedere un briciolo della sua proverbiale espressività. Muovendosi nei territori del rock “tradizionale”, anche andando a spulciare nella memoria di 15 anni di concerti, non è semplice trovare molti interpreti all’altezza di Britt Daniel.
Il resto è “only rock’n’roll”, ma nella sua dimensione più immediata e intelligente. La band di Austin è composta da musicisti impeccabili e può vantare una discografia che non conosce passi falsi. Dal vivo l’impatto dei pezzi riempie il cuore e la mente, e non si può fare a meno di cantare e ballare sul meglio del repertorio del gruppo di Austin. Si va dal funk di pezzi come dell’ultimo disco, che live suona ancora più convincente che in studio, alle gemme grezze racchiuse in quel piccolo capolavoro di “They Want My Soul” (“Inside Out” come secondo brano in scaletta è da standing ovation), per arrivare a vecchie glorie come “The Beast and Dragon, Adored”, “Don’t Make Me a Target” e perfino “Everything Hits At Once” dallo storico “Girls Can Tell”, dal lontano 2001.
Su quello che è tutt’ora il pezzo più famoso del gruppo, “The Underdog”, l’emozione è palpabile, mentre per l’encore (tra cui la monumentale “Rent I Pay”) il Santeria si lascia andare del tutto a una celebrazione totale, che profuma di speranzoso arrivederci.
Dunque, arrivederci e grazie, Spoon. Sperando di non dover attendere troppo.
(Stefano Solaro)