Share This Article
Foto per manifesto promozionale della Polydor, 1979. Per la pubblicazione di “What Ever Happened To Alain Z. Kan”.
La storia del parigino Alain Kan potrebbe essere un film: il racconto di un artista misterioso e sempre in bilico tra la vita e la morte, tra la realtà e la finzione. Dal fare crooner al cabaret, dal glam al punk.
Non manca poi, come nelle migliore pellicole cinematografiche, il colpo di scena finale: il gesto di scomparire nel nulla senza lasciare traccia alcuna.
Un capolavoro di vita: una parabola artistica e musicale, quella di Kan, all’insegna di una provocazione ardita e di un coraggio arrogante.
L’arte e musica sono espressione diretta, senza filtri, della sua identità personale di uomo – artista: spesso paragonato a David Bowie, è diverso dal suo modello di ispirazione inglese perché finisce per cucirsi addosso – sulla propria pelle – le maschere che indossa, fino a non riuscire più a vivere morendo fisicamente (forse) o solo artisticamente. D’altronde nessuno sa che fine abbia fatto, anche se nel 2000 è stato dichiarato morto, senza che, però, il corpo sia stato mai trovato.
Nella prima metà degli anni sessanta del secolo scorso ha ancora la faccia da angelo: è un cantante crooner, pubblica una serie di singoli ed EP per la Decca reinterpretando in francese canzoni – musicate da altri autori – di Paul Anka: nel 1964 “Every Day” diventa “Tu Le Sais”; “Wrong Side of Love” è, invece, “L’amour N’est Pas De Mon Côté”.
Alain Kan – “Tu Le Sais (Every Day)” (1964, Decca)
Canta, quindi, brani composti – esclusivamente – da altri, per lo più canzoni d’amore, come può essere “Connais-Tu Mon Seul Amour ?” (1964 – contenuta nel sette pollici “Pour Mon Anniversaire”), scritta dal paroliere Daniel Hortis, autore di testi per tanto pop francese degli anni sessanta.
La svolta creativa avviene solo dopo il servizio militare, quando nel 1968 al parigino Alcazar Kan frequenta il cabaret, appena creato da Jean-Marie Rivière. Diventa tra i protagonisti principali delle notti in Rue Mazarine: il suo nome di scena è Amédée Jr., indossa la paglietta, la giacca, il papillon, le calze a rete e si trucca pesantemente. Attore di numerosi spettacoli di trasformismo, comincia a scrivere e cantare canzoni proprie: nel 1969 scrive per Dani (conosciuta all’Alcazar) “Mon P’tit Photographe”, canzone – come spesso accadrà altre volte – soggetto a censura per l’utilizzo ambiguo, a sfondo sessuale, del verbo “prendre”: “Il m’prend dans toutes les positions / A g’noux, debout, assis par terre ; De la photo il est champion / Il me prend des journées entières.”.
Tradotto in italiano, “Mi prende in tutte le posizioni/ In ginocchio, in piedi, seduta per terra; della macchina fotografica è il campione/ mi prende delle giornate intere.”
Copertina di “Amédée / Mes Stars A Moi” (1970, Neuilly)
Nel 1970 esce il primo quarantacinque giri, scritto e interpretato dal musicista francese: “Amédée / Mes Stars A Moi”, edito, però, con lo pseudonimo Amédée Jr. .
Nei primissimi anni settanta arrivano i primi setti pollici pubblicati con il nome di Alain Kan: “Pauv’ Pomme / Incursion A Ma Nuit” (1971), “Je N’ai Plus Envie Sans Toi” (1972), “55-60 (Dès Que Vient Le Samedi Soir)” (1973) e “Pour L’Amour” (1973); tutti dischi – pop/rock – non particolarmente significativi, prescindibili.
Lavori senza una personalità ben definita, come se il recente passato, quello del cabaret, fosse stato messo da parte.
Sarà, quindi, il glam rock inglese e in particolar modo David Bowie, scoperto durante un viaggio a Londra, a rappresentare un nuovo input compositivo per l’artista: partendo dal glam – è il caso di “La Vie en Mars”, cover di “Life on Mars?” contenuta nel quarantacinque giri “Star Ou Rien” (1973) – Kan arriva a creare un proprio approccio sonoro e stilistico, che seppur debitore in parte dei modelli inglesi di riferimento, rappresenta l’anima provocatoria, disperata, strafottente del musicista parigino, dichiaratamente omosessuale.
Copertina di “Et Gary Cooper s’éloigna dans le désert…” (1975)
“Et Gary Cooper s’éloigna dans le désert…” (1975), “Heureusement en France, on ne se drogue pas” (1976) e “What Ever Happened to Alain Z. Kan” (1979) – escludendo la parentesi punk con i Gazoline – sono i tre dischi rappresentanti la poetica decadente di Kan: l’artista interpreta ed è la parte oscura, più criptica, teatrale della musica pop coniugando l’eccessività del glam britannico con il trasformismo, il gioco sulla sessualità del suo passato cabarettistico.
Tre brani – “Nadine, Jimmy et moi”, “Speed my Speed” e “Devine qui vient dîner” – sono quelli che possono raccontare al meglio le tematiche trattate e lo stile di scrittura del cantante francese, sottoposto quasi sempre a censura.
“Nadine, Jimmy et moi”, pubblicato in “Et Gary Cooper s’éloigna dans le désert…” (1975), narra di un rapporto a tre. Il titolo, d’altronde, non lascia adito a dubbi – “Nadine, Jimmy e me” – e il testo descrive, in maniera diretta e schietta, una scenetta di sesso a tre. Non c’è spazio per l’immaginazione:
“Mon amie Nadine m’a téléphoné
Elle m’a dit je suis chez moi avec Jimmy.
On s’ennuie et on voudrait chez toi s’aimer !
Peut-on venir fremir tout les deux dans ton lit ?
Tu verras Jimmy je crois qu’il te plaira,
Il est grand et bouclé et fait très bien l’amour !”
Che tradotto suona come:
“La mia amica Nadine mi ha telefonato.
Lei mi ha detto, sono a casa mia con Jimmy.
ci stiamo annoiando e vorremo venire a casa tua a trovarti
possiamo a venire a fremere nel tuo letto
Vedrai, Jimmy credo ti piacerà
Lui è alto, capelli ricci e fa l’ amore molto bene!”
In “Speed My Speed”, invece, l’artista mette a nudo il suo abuso di droghe elencando una lista di sostanze stupefacenti: il barbiturico Gardenal, il Nembutal (altro farmaco dotato di azione ipnotica e sedativa), il librium, la cocaina, la morfina, la benzodiazepina Mogadon, la mescalina (un alcaloide psichedelico), il Captagon – ossia la fenetillina, composto derivato dal legame tra amfetamina e teofillina – e il Painol, la cannabis.
Le parole – i nomi dei vari dopanti – sono poi accompagnate da un cantato drammatico ed enfatico e da una musica che sa essere – all’inizio – malinconica, intimistica, per poi sviluppare un groove quasi funk (già accennato in brani come “Blacky”). Una parte musicale versatile, al servizio dei testi di Alain Kan. In “Heureusement En France, On Ne Se Drogue Pas…” (1976) – ossia l’album che contiene “Speed My Speed” – suona Laurent Thibault (ex bassista degli storici Magma) – presente anche nel precedente “Et Gary Cooper s’éloigna dans le désert…” – accompagnato in questo disco da musicisti di stampo jazz, rock come Jean “Popof” Chevalier (Zig Zag, Määk’s Spirit), Paul Breslin (ZIP), Dominique Frideloux (Belisama, Design, Magnum):
“Gardenal, valium nembutal
Librium fort I like
Cocaïne, sister morphine
Baby heroïn I like
Mogadon, mandrathe, mescaline
Plus captagon I like
Sticks et joints, camel, cannabis
Painol et shit I like”
“Devine qui vient dîner” (1979), brano edito in “What Ever Happened To Alain Z. Kan” ( la Z per Zisa, nome del padre mai conosciuto), è l’ultimo passo, la provocazione ultima.
“Je refuse les choses d’hier/Bo Diddley,Gene Vincent, et feu Monsieur Presley/Rolling Stones un peu trop pépère”, verso indicativo da “Killer Man” (1977) – si rifiutano le “cose di ieri”, come il “defunto signor Presley”
Dopo essere stato punk nel 1977 con i Gazoline (nome scelto in omaggio a le gazolines, gruppo militante facente parte del FHAR, front homosexuel d’action révolutionnaire), nel 1979 ritorna con un album da solista, il sopracitato “What Ever Happened To Alain Z. Kan”: il titolo – “che fine ha fatto Alain Z. Kan” – con il senno di poi è profetico perché, come accennato in apertura di articolo, il 14 aprile 1990, in un weekend di pasqua, il musicista scompare nel nulla, dopo essere stato visto per l’ultima volta a una fermata della metropolitana parigina dal suo compagno Hubert.
“Alain Kan, l’enfant maudit du rock” (2008), documentario di Karl Zero, non particolarmente chiarificatore, sulla scomparsa di Alain Kan
“Devine qui vient dîner” – tra le canzoni più importanti del disco – sbeffeggia, prende in giro il dittatore nazista Hitler: la risposta alla domanda del titolo “indovina chi viene a cena” è, quindi, Hitler. Un’assurdità surreale. Il Führer è considerato come un “ubriaco” che “stasera farà un’altra cazzata, premerà il bottone per far saltare la Terra in aria”.
“Tonton Adolf, Tonton adolf, Tonton Adolf
Adolf est completement bourré,
Tonton Adolf
Tu vas encore faire des conneries, toi ce soir,
Appuyer sur le bouton qui va faire exploser la Terre..”
Dal 1979 in poi, purtroppo, la musica sparisce (o quasi) dalla vita di Kan, prima della scomparsa – avvenuta nel 1990 – pubblica un unico disco nel 1986, “Parfums De Nuit…”: in collaborazione ancora una volta con Laurent Thibault (che usa lo pseudonimo di “Wham-Dam”).
L’album, pieno di spunti interessanti – più orientato verso suoni elettronici e industrial (“Metallic Dead”,”Parce Que!”) rispetto alle prove discografiche degli anni settanta – è l’ultima testimonianza di un artista caduto nell’oblio, che si spera possa essere riscoperto nel corso degli anni.
(Monica Mazzoli)