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La morte di Sharon Jones nel novembre dell’anno scorso a causa di un cancro al pancreas, segnò la scomparsa di quella che si poteva considerare come la più grande contemporanea della musica soul e una autentica icona della black music. Nata in Georgia, ma cresciuta a New York, si avvicina alla musica gospel già in tenera età. Continuerà a cantare in chiesa fino all’età adulta. Nel frattempo comincia a lavorare come guardia carceraria. Il mondo della musica si accorge tardi di lei, solo a metà degli anni novanta, fino al 2002 quando pubblica il primo disco con la sua band, Sharon Jones & The Dap-Kings. Seguiranno altri sei dischi, di cui l’ultimo, ‘Soul of a Woman’, pubblicato postumo lo scorso 17 novembre.
Già nel 2013 si sottopose a un intervento chirurgico per debellare un colangiocarcinoma. Nel 2015 la regista Barbara Koople girò un film documentario su di lei, ‘Miss Sharon Jones!’ che fu presentato in anteprima al Toronto International Film Festival. In quella occasione Sharon rivelò al mondo che purtroppo era nuovamente ammalata e avrebbe dovuto di nuovo sottoporsi a sedute di chemioterapia.
Tutto questo può probabilmente spiegare il contenuto altamente emotivo e sensibile di un disco come ‘Soul of a Woman’, uscito come sempre via Daptone Records, e considerato universalmente dalla critica come il migliore disco dei sette rilasciati da Sharon con i Dap-Kings (Joseph Crispiano, Cochemea Gastelum, Binky Griptite, Dave Guy, Bosco Mann, Homer Steinweiss, Neal Sugarman, Fernando Velez). Chiaramente ispirato alle sonorità tipiche della Motown Records, nel disco si può sentire l’eco di artisti classici del genere come James Brown, Aretha Franklin, Ella Fitzgerald oppure Marvin Gaye.
Le sonorità del disco sono avvolgenti e gli arrangiamenti sofisticati e la voce di Sharon carica di charme e magnetismo. È veramente difficile scegliere una traccia su tutte che si distingua dalle altre, perché parliamo di un disco che si mantiene su di un livello molto alto dall’inizio alla fine. Forse, ecco, vale tuttavia la pena di menzionare l’ultima traccia, ‘Call of God’, un pezzo scritto proprio da Sharon Jones che nell’occasione suona anche il pianoforte accompagnata dal coro della chiesa universale di Dio e che costituisce idealmente l’ultimo lascito di una grande artista scomparsa troppo presto.
90/100
(Emiliano D’Aniello)